Per anni, il teflon è stato il re delle nostre cucine, amato per la sua superficie antiaderente che rendeva facile cucinare e lavare. Questa sostanza, chiamata PTFE, è un materiale sintetico che ora sta scomparendo dai mercati a causa di crescenti preoccupazioni sulla salute e sulla sua scarsa resistenza.
Il problema principale è la tossicità a temperature elevate. Se una padella in teflon supera i 260° (una temperatura che si raggiunge facilmente in cucina), può rilasciare fumi tossici che possono causare malesseri simili a una forte influenza. Inoltre, la superficie in teflon è molto delicata: basta un graffio per compromettere l’antiaderenza e, peggio ancora, permettere che piccole particelle di materiale finiscano nel cibo.
Un tempo, nella produzione del teflon veniva usata anche una sostanza chimica chiamata PFOA, ora vietata per i suoi effetti nocivi. Sebbene i produttori moderni non la usino più, i dubbi sulla sicurezza del rivestimento antiaderente rimangono.

Per questi motivi, la cucina moderna sta riscoprendo alternative antiche ma super-efficienti. In particolare, la padella in ghisa è l’alternativa più amata. La ghisa è una lega di ferro e carbonio, completamente priva di sostanze chimiche sintetiche. È indistruttibile e, se trattata bene, può durare intere generazioni.
La ghisa ha tre grandi vantaggi. Non rilascia sostanze tossiche e, anzi, può arricchire il cibo di piccole quantità di ferro. Inoltre, trattiene e distribuisce il calore in modo eccezionale, garantendo una cottura uniforme. Infine, se curata con la tecnica della culottatura (un trattamento con olio e calore), crea una superficie antiaderente naturale che migliora con l’uso.
Oltre alla ghisa, esistono altre valide alternative come l’acciaio inossidabile (molto robusto per rosolare) e le padelle con rivestimento in ceramica (fatte di materiali minerali).
La tendenza è chiara: per cucinare in modo più salutare e sicuro, è il momento di abbandonare i rivestimenti sintetici e tornare a materiali più naturali e duraturi.



