Mangiare in piedi è un’abitudine diffusa, soprattutto nei contesti urbani e lavorativi dove il tempo è limitato. Colazioni veloci al bancone del bar, pranzi rapidi in ufficio o spuntini consumati tra un’attività e l’altra sono una pratica ormai certa. Ma fa davvero bene tutta questa velocità? La risposta è: no (ora vediamo). Secondo una revisione pubblicata sul Journal of Gastroenterology and Hepatology, la postura influisce sulla motilità gastrica, cioè sulla velocità con cui il cibo viene spinto dallo stomaco verso l’intestino tenue. Alcuni studi hanno rilevato che la posizione eretta può favorire un transito gastrico più rapido, accelerando la digestione, soprattutto dopo pasti leggeri. Tuttavia, ciò non implica necessariamente un miglioramento della digestione, anzi, un transito troppo veloce può ostacolare l’assorbimento ottimale dei nutrienti.
Numerose ricerche hanno dimostrato che mangiare in piedi riduce la percezione della sazietà. La postura eretta sembra ridurre la consapevolezza del pasto, favorendo il cosiddetto mindless eating, ovvero un’assunzione di cibo automatica e meno regolata. Tutto il contrario del mindfullness eating, che invece si poggia sull’idea che ogni boccone vada gustato con consapevolezza e lentezza. Questo comportamento può portare, nel tempo, a un maggiore introito calorico complessivo.
Stare in piedi durante il pasto può anche provocare una tensione muscolare costante che interferisce con il rilassamento necessario alla fase digestiva. Il sistema nervoso parasimpatico, che regola la digestione, tende ad attivarsi più efficacemente in situazioni di relax e sedentarietà, non in piedi o in movimento. Il momento del pasto, insomma, dovrebbe essere associato a una condizione di calma per favorire una digestione ottimale.
Sebbene mangiare in piedi saltuariamente non comporti gravi rischi, farlo abitualmente è stato associato, in alcuni studi comportamentali, a modelli alimentari disordinati, maggiore consumo di junk food, e minore attenzione alla qualità degli alimenti. Inoltre, l’assenza di un rituale seduto può incidere negativamente sul rapporto con il cibo, riducendo il piacere legato al momento del pasto.
Le linee guida nutrizionali – tra cui quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell’Academy of Nutrition and Dietetics – raccomandano pasti consumati seduti, con calma, e in un ambiente il più possibile rilassato.
