Il primo giugno inizia quello che si chiama Pride Month, il mese dell’orgoglio LGBTQIA+. 30 giorni in cui si terranno eventi, manifestazioni e iniziative che celebrano la comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender, queer, intersex, asessuale. E più in generale di chiunque non si rispecchi nella definizione di eterosessuale. Tra i momenti più importanti, la marcia del Pride, che si svolge in tantissime città del mondo. Perché proprio giugno? Si è scelto questo mese per rendere omaggio ai moti di Stonewall, il locale newyorchese dove la notte del 28 giugno 1968 andò in scena una vera e propria guerriglia tra gli avventori, omosessuali e transgender, e i poliziotti che erano soliti vessarli.
La sommossa durò tre giorni e stimolò una fortissima presa di coscienza della community queer e degli alleati, che da quel momento celebrò l’orgoglio dell’appartenenza con manifestazioni e commemorazioni.
Con la nascita del Gay Liberation Front, gay, lesbiche, transgender diedero anche un fondamento politico alla loro lotta. Che nel 1978 portò alla nascita della bandiera arcobaleno creata dall’artista Gilbert Baker.
Col passare del tempo il Pride Month assunse i connotati che conosciamo oggi, dunque di tutta la comunità LGBTQIA+. Il primo Pride italiano si celebrò a Roma nel 1994. La prima vera manifestazione dell’orgoglio LGBTQIA+ si tenne invece a Sanremo nel 1972, come risposta a un convegno dove di parlava di terapie riparative per guarire dall’omosessualità.
Ricordiamo che il 17 maggio si celebra la Giornata Internazionale contro l’omofobia, bifobia, transfobia perché in questa data nel 1990, l’OMS ha eliminato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.
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Nel 2000, anno del Giubileo, Roma ospito il World Pride con un’adesione massiccia. Scesero in piazza tra le 300.000 e le 500.000 persone. I Pride in Italia quest’anno saranno circa 60, anche oltre il mese di giugno. Da Favignana a Enna e Manduria, passando per Bergamo, Tortona e il Molise.