Ma insomma il vibratore davvero veniva usato per curare l’isteria nell’800? Non proprio. Questa narrazione, sebbene diffusa, tanto da aver ispirato il film del 2011 Hysteria, è stata oggetto di revisione critica negli ultimi anni. Storici come Hallie Lieberman ed Eric Schatzberg hanno evidenziato l’assenza di prove concrete a supporto dell’idea che questi strumenti fossero utilizzati in tal senso. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza sull’argomento districandoci tra le varie fonti storiche.
I primi sex toys erano fatti di osso e avorio e risalivano a migliaia di anni fa. Va al medico britannico Joseph Mortimer Granville la primogenitura, nel 1880, del primo vibratore elettromeccanico. Granville progettò il dispositivo per alleviare dolori muscolari e per guarire la sordità (sic.). L’isteria? Sì, rientrava nell’elenco di “malattie” per le quali era previsto l’uso del vibratore, ma non certo in senso terapeutico.
La convinzione che fosse uno strumento utilizzato per curare quella che veniva definita “isteria femminile” (diagnosi oggi ritenuta priva di fondamento scientifico) è da addebitare al libro di Rachel Maines, “Technology of Orgasm”, pubblicato nel 1999, in cui vengono riportate molte fonti che, appunto, sottolineano il nesso tra nascita del vibratore e isteria.

Secondo Lieberman è vero che i medici vittoriani usavano vibratori per trattare svariati tipi di malattie o situazioni considerate tali come l’isteria, ma non c’era alcuna “cura”. Anzi, secondo le sue ricerche, i vibratori vittoriani avevano uno scopo penetrativo ed erano usati sia per uomini (per curare l’impotenza) che per donne. Insomma, il massaggio che portava al parossismo, leggasi orgasmo, non è mai stato presente nella prassi medica.
All’inizio del XX secolo, con l’avvento dell’elettricità, i vibratori divennero sempre più accessibili e iniziarono a essere pubblicizzati come strumenti per la salute femminile, comparendo persino nei cataloghi di vendita per corrispondenza accanto a frullatori e ventilatori. Negli anni ’20, con la crescente consapevolezza della sessualità e la diffusione del cinema, il vibratore iniziò a essere associato più esplicitamente al piacere sessuale. La sua presenza in film pornografici portò a una stigmatizzazione e alla sua rimozione dalla vendita pubblica fino alla seconda metà del XX secolo.
Con la rivoluzione sessuale degli anni ’60 e ’70, il vibratore riemerse come simbolo dell’autonomia sessuale femminile. Divenne un tema centrale nel movimento per i diritti sessuali e fu promosso come strumento per la consapevolezza corporea e il benessere. Oggi il vibratore è un oggetto comune, venduto apertamente e senza tabù (almeno nella maggior parte dei casi) ed è considerato parte del benessere sessuale.