Ci sono scene che restano scolpite nella memoria del pubblico, tanto da trascendere lo spazio e il tempo. Una di queste è sicuramente la danza dei panini che Charlie Chaplin fece in La febbre dell’oro, classico del 1925 che rappresentò l’ennesimo successo per l’autore. Chaplin nobilitò una gag che era già stata utilizzata otto anni prima da un’altra stella del cinema muto, Roscoe “Fatty” Arbuckle, nel film the Rough House. Niente di paragonabile, però, alla leggiadria di Chaplin che riuscì a dare un tocco unico alle gambe danzanti create con forchette e panini.
La febbre dell’oro è la storia del vagabondo Charlot (una maschera leggendaria) che si unisce alla corsa all’oro del Klondike, affrontando fame, freddo e solitudine. Si innamora di una ballerina di saloon che faticherà a conquistare, ma che alla fine si unirà a lui. Nella scena in questione il protagonista sogna l’arrivo di un gruppo ragazze per una cena di Capodanno che aveva preparato. E per loro inscena la famosissima danza.
Il successo fu così straordinario che, secondo le cronache dell’epoca, quando il film venne proiettato per la prima volta, il pubblico fu così entusiasta della scena che alcuni proiezionisti dovettero riavvolgere la pellicola e ripetere la proiezione da lì.
La sequenza divenne una sorta di marchio di fabbrica di Chaplin che da quel momento in poi fu “obbligato” a ripeterla anche nelle sfarzose cene hollywoodiane con i suoi colleghi, come dimostra questo video molto bello.
Non solo, il balletto è stato citato (in maniera molto appropriata) da Johnny Depp in Benny & Joon del ’93. E da Robert Downey Jr. che Chaplin interpretò nel biopic del ’92.
Per La febbre dell’oro Chaplin trasse ispirazione dalle cronache della corsa all’oro del Klondike del 1896 e dalla lettura di un libro sul disastro della Donner Party del 1846, quando un gruppo di immigrati, bloccati dalla neve nella Sierra Nevada, furono ridotti a mangiare le proprie scarpe e i cadaveri dei compagni morti.
Come sempre, l’attore e regista inglese partì da una storia reale, con venature tragiche, e la elevò a fiaba. Del resto fu lui a dire: “La vita è una tragedia in primo piano, è una commedia sul piano lungo”
La danza dei panini rappresenta quindi un momento di pura fantasia e sogno in mezzo alla durezza della sopravvivenza.