Marnie di Alfred Hitchcock finisce la protagonista finalmente serena, dopo aver compreso che cosa l’abbia portata a vivere una vita segnata dall’angoscia. Può finalmente affrontare il matrimonio con Mark Rutland con un nuovo slancio.
Considerato ugualmente un capolavoro o un film malato, Marnie è in effetti una pellicola morbosa che ruota attorno a un personaggio femminile, interpretato da Tippi Hedren, che sembra aver eliminato gli uomini dalla sua vita. Quando la vediamo per la prima volta ha i capelli scuri e ha appena rubato dei soldi. Il suo schema d’azione è sempre uguale. Si fa assumere come segretaria e dopo breve tempo preleva dei fondi dalle società, fuggendo e cambiando identità.
Mark Rutland, interpretato da Sean Connery, giovane industriale vedovo e proprietario di una grande azienda editoriale, si accorge che la donna nasconde qualcosa. Tuttavia è attratto da lei, così fredda e altera. E la fa assumere. Marnie ruba dei soldi dalla cassaforte e Mark copre l’ammanco e si propone di farlo con tutte le aziende derubate da Marnie. Propone alla donna un patto: dovrà sposarlo così non sarà denunciata. Ella accetta, convinta di non avere scelta. Del resto la sua vita è sempre stata segnata dal senso di colpa e da un rapporto profondamente disturbato con la madre invalida. La quale le ha instillato la fobia del sesso.
Questo elemento emerge nitidamente durante la luna di miele, quando la donna rifiuta di avere un rapporto con il marito che la prende con la forza. Tenta il suicidio, ma viene salvata da Mark che come regalo di nozze le fa recapitare a casa l’amatissimo cavallo Florio.
Durante una battuta di caccia, Marnie entra in crisi per il colore rosso delle giacche dei cacciatori. Corre disperata e ha un incidente. Al termine del quale deve uccidere il cavallo. Mark allora si rende conto che la situazione è più grave del previso. Decide di indagare sulla vita di Marnie e scopre che la madre vive a Baltimora ed è viva, nonostante la bugia raccontata dalla moglie. Forse è lì la radice di tutto. Ed è lì che Mark porta Marnie.
Finalmente, tutti i nodi si sciolgono. Con una confessione di Marnie. La madre di Marnie è stata per lungo tempo una prostituta, esercitando il suo lavoro a casa, a volte anche davanti alla figlia. Una sera di pioggia (altra paura atavica di Marnie), la donna ospita un marinaio. Che per rincuorare la bambina terrorizzata dai tuoni, la abbraccia. La madre scambia quel gesto per avance e colpisce l’uomo che, cadendo su di lei, le rompe una gamba.
Marnie, ormai in preda all’angoscia, prende un attizzatoio e lo dà in testa al marinaio. Uccidendolo sul colpo. La visione del sangue, rosso sulla maglia bianca, la tormenterà per sempre. La madre si prende la colpa dell’omicidio e viene scagionata, ma infonderà nella figlia la paura degli uomini. Marnie rimuoverà il fatto, che ogni tanto farà capolino nella sua vita.