Nodo alla gola, uno dei film più affascinanti e sperimentali di Alfred Hitchcock finisce con la scoperta del cadavere di David, nascosto nella cassapanca al centro del salone. A risolvere il mistero è Rupert Cadell, interpretato da James Stewart. Ma come si è arrivati a questa conclusione? Tutto inizia da due giovani intellettuali, Brandon (John Dall) e Philip (Farley Granger), che strangolano un loro compagno di studi per dimostrare la superiorità intellettuale e il diritto di commettere un “delitto perfetto”. Dopo l’omicidio, nascondono il corpo in una cassapanca e organizzano una cena con gli amici della vittima, tra cui l’ex professore Rupert Cadell, il quale inizia a sospettare che qualcosa non vada.

Una trama, dunque, alla base molto semplice ma che trova compiutezza nel ritratto psicologico dei diversi personaggi e nell’applicazione perfetta della suspence. Ispirato ad un caso di cronaca realmente accaduto come il brutale omicidio di Bobby Franks da parte di Leopold e Loeb nel 1924, il film è passato alla storia anche per la sua innovazione tecnica. La vicenda, infatti, viene narrata interamente all’interno di un unico ambiente con un piano sequenza continuo, portando lo spettatore direttamente nel cuore della vicenda. Un effetto che Hitchcock ha ottenuto con pochi tagli visibili.
All’epoca, infatti, le bobine di pellicola duravano al massimo 10 minuti e per questo il regista ha utilizzato dei trucchi per nascondere i tagli. Uno di questi è la chiusura della macchina da presa su un oggetto scuro o sul retro di un attore. Questo escamotage crea l’illusione che il film sia un’unica, ininterrotta ripresa, aumentando la tensione e facendo sentire lo spettatore quasi parte della scena