Better Call Saul non è solo uno spin-off di Breaking Bad, ma un capolavoro narrativo a sé stante, una delle migliori serie televisive di sempre. Gli showrunner Vince Gilligan e Peter Gould hanno trasformato una storia apparentemente semplice – l’ascesa e la caduta di un avvocato corrotto, il magnifico Bob Odenkirk – in un’esperienza televisiva straordinaria. Così, a 10 anni dal primo episodio, in questo podcast raccontiamo tutte le traversie vissute dal team produttivo di Better Call Saul. E i grandi successi raggiunti. Senza mai vincere un premio (a fronte di decine di candidature). Ma vincere premi serve?
Better call Saul ha ottenuto 53 nomination agli Emmy (gli Oscar della TV) e nessuna vittoria. A differenza di Breaking Bad che invece ne ha vinti 16. Ma cosa ha determinato questa clamorosa assenza di premi? Indubbiamente la grande competizione. Negli anni, ha affrontato titani della televisione come Game of Thrones, Succession, The Crown e The White Lotus. Ma si è scontrato anche con fenomeni culturali come Stranger Things ed Euphoria.

A dare una risposta ben circostanziata, però, ci ha pensato il compositore Dave Porter, secondo cui il peso delle aspettative rispetto a Breaking Bad lo ha reso un progetto “fragile”. Porter ha poi aggiunto:
“Nessuno nella stanza degli sceneggiatori di Better Call Saul pensava agli Emmy mentre scriveva. Ci sono troppe variabili in gioco, dalla politica al tempismo“.
Nonostante la mancanza di premi, dunque, Better Call Saul rimane una delle serie più apprezzate degli ultimi anni. Che e ha regalato al pubblico interpretazioni straordinarie, in particolare quelle di Bob Odenkirk (Saul Goodman) e Rhea Seehorn (Kim Wexler). Il fatto che non abbia mai vinto un Emmy non ne diminuisce il valore artistico o l’impatto culturale.