Nel giugno 1982,E.T. – L’extra-terrestre esce nelle sale e cambia la storia del cinema. Ma dietro le quinte del capolavoro di Steven Spielberg, c’è una storia tenera e sorprendente che coinvolge una delle sue giovani protagoniste: Drew Barrymore. All’epoca l’attrice ha solo sette anni e già porta sulle spalle un’eredità pesante, come quella della celebre famiglia Barrymore, ma anche una fragilità che Spielberg coglie immediatamente.
Durante le riprese, infatti, il talento e la dolcezza di Drew conquistano il regista. Steven Spielberg si trasforma addirittura in una figura di riferimento per lei, tanto che la piccola Drew arriva a chiedergli, in lacrime, di diventare suo padre. Una richiesta sincera e disperata, nata in un periodo in cui la sua vita familiare è segnata da difficoltà e instabilità.

La madre, Jaid, la sta già introducendo da tempo nel mondo dello spettacolo, ma in maniera discutibile. A soli nove anni, infatti, frequenta party di Hollywood dove circolano alcolici e droghe, e ben presto è costretta ad affrontare una spirale autodistruttiva. L’esperienza con Spielberg, invece, rappresenta un’oasi di affetto e sicurezza.
Steven mi trattava come una bambina normale. Mi proteggeva, mi faceva sentire importante, ma senza pressioni.
Ovviamente Spielberg non ha mai ceduto alla richiesta di Drew, ma ha comunque deciso di prendersi cura di lei in modo affettuoso e discreto. Durante e dopo le riprese, si è comportato come una figura paterna regalandole un piccolo bungalow di legno come casa delle bambole, invitandola a feste familiari e, soprattutto, cercando di tenerla lontana dalla tossicità di certi ambienti. Anzi, quando ha saputo che Drew frequentava locali notturni ancora giovanissima, le ha inviato per posta dei filmati horror con una nota: “Così vedrai quanto può fare paura Hollywood”.
L’impatto di questa relazione, dunque, è stato duraturo e fondamentale. Oggi Drew Barrymore è una donna matura, attrice affermata, produttrice e conduttrice di successo. Ha parlato pubblicamente delle sue difficoltà, del suo percorso di riabilitazione e della riconquista della propria identità. Ed in molte interviste recenti, ha ribadito quanto Spielberg abbia rappresentato un faro in un’infanzia travagliata. E quel gesto, ingenuo e struggente, di chiedergli di essere suo padre, resta uno degli episodi più commoventi legati alla realizzazione di E.T., insieme ad altri momenti indimenticabili del film, come l’ormai storica frase “Telefono casa”.