Basta un solo apostrofo nell’italianissima parola papocchio (che vuol dire pasticcio, imbroglio) per dare al termine una connotazione religiosa. O forse per ingarbugliare ancora di più la storia che Renzo Arbore ha diretto. Il pap’occhio, cult movie del 1980, scritto con Luciano De Crescenzo e diretto da Arbore, al suo esordio dietro alla macchina da presa è un groviglio kitsch e grottesco. In linea con lo stile giocoso dell’autore che dopo aver rivoluzionato il mondo della radio, aveva cambiato i connotati all’Italia con l’Altra domenica su Rai 2. Da quell’esperienza di contenitore assurdo, arriva dunque il pap’occhio. E come dice il titolo stesso c’entra il Papa (con conseguenze che potete facilmente immaginare all’epoca).
Sospinto da una visione mistica, Renzo Arbore scopre che Giovanni Paolo II si è innamorato dello spot della birra che lo vede come protagonista (Ricordate “Meditate gente“?). E per questo lo vuole come conduttore della nuova TV di Stato vaticana.
Cosa fa Arbore? Porta in Vaticano tutto lo staff di L’altra domenica, ma trova subito un terreno accidentato poiché un prelato tradizionalista (Graziano Giusti) cerca in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote al progetto. Inizia quindi una ridda di assurdità sempre più grandi, con citazioni musicali e cinematografiche di ogni genere. Con i parroci italiani che, sobillati dal cardinale, mandano ai provini artisti scadenti e amenità varie. Nonostante questo, le trasmissioni partono lo stesso. Peccato che la sigla iniziale sia un canto religioso sulle note dell’inno del Partito Socialista Italiano.
Ci pensa Dio in persona (Luciano De Crescenzo) a risolvere la questione, a bordo di una Fiat Panda. Se tutta la compagnia di Arbore finisce sotto terra, anche il cardinale viene disintegrato.
Il cast? Abominevole con Isabella Rossellini, Roberto Benigni, Mariangela Melato, Martin Scorsese (all’epoca marito di Isabella Rossellini) e tutti gli attori della factory di Arbore, da Mario Marenco a Andy Luotto, passando per Silvia Annichiarico.
Altro che cerimonia d’apertura dei Giochi di Parigi 2024. Fu Il pap’occhio il primo a scandalizzare tutte e tutti con una rappresentazione (questa sì, a differenza di quella vita a Parigi) de L’ultima cena di Leonardo.
Tanto che il film subì il ritiro per vilipendio alla religione cattolica e alla persona di S.S. il papa. Il sequestro decadde a causa di un’amnistia e nel 1982 la denuncia fu definitivamente archiviata.
Il percorso in sala del film non fu dei più semplici. Uscì nel 1980, in edizione orignale, nel 1985 e nel 1998, con una scena in più quella sul monologo sulla creazione di Benigni.