Spesso ci si affida al racconto immaginario per descrivere delle vite fuori dall’ordinario caratterizzate da eventi quasi impossibili. In alcuni casi, però, non è assolutamente necessario lavorare di fantasia, visto che la realtà supera di gran lunga la finzione. Uno di questi è, senza lacune dubbio, la storia vera che ha ispirato Hit Man – Killer per caso, film diretto da Richard Linklater, con Glen Powell e Adria Arjona, nei cinema italiani da oggi, 27 giugno.
Il Killer della porta accanto
Tutto parte da un articolo scritto da Skip Hollandsworth e pubblicato nel 2001 sul Texas Monthly con il titolo di Hit Man. Qui viene narrata la doppia vita di Gary Johnson, impiegato nell’ufficio Risorse umane per un’azienda in centro, ma che i suoi clienti conoscono con altre identità. Tra queste ci sono Mike Ciane, Jody Eagle e Chris Buck. Ma cosa offre di preciso a queste persone di cui viene a conoscenza attraverso un telefono nero nella sua camera da letto? Servizi speciali, in grado di liberarli da matrimoni indesiderati, da conflitti con i vicini e a vendicare un evidente tradimento.
O, almeno, così hanno creduto più di sessanta persone nella sola zona di Houston quando lo hanno assoldato per sparare, accoltellare, soffocare o avvelenare i loro nemici. Qualunque sia la richiesta, lui la considera attentamente e garantisce di poter portare a termine il compito senza alcun problema. La realtà, però, è decisamente diversa.
Lavorare sottocoperta per la Polizia
Nella realtà dei fatti Johnson non è un sicario ma un investigatore dello staff dell’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Harris. Questo vuol dire, dunque, che interpreta solamente il ruolo di killer per andare a sventare un probabile omicidio. Il suo lavoro, infatti, consiste nel prendere contatti con il possibile mandante, creare un rapporto di fiducia e, in questo modo, acquisire le prove necessarie per il successivo arresto.
Elemento essenziale in questo teorema perfetto, però, è la figura dell’informatore che svolge il ruolo di orecchie ed ha la funzione di evidenziare alla polizia un possibile mandante. Per quanto riguarda Johnson, invece, una volta prese le informazioni sulla persona in questione, costruisce un aspetto perfettamente in linea con l’ambiente dal quale questo proviene e per adattarsi come un camaleonte.
Il suo caso più eclatante
Richard Linklater, per il suo film, ha preso spunto da quello che, ad oggi, è il caso più eclatante in cui è stato coinvolto Johnson. Implicata, infatti, è Lynn Kilroy, una importante funzionaria del Partito Repubblicano di Houston. La donna esprime il suo desiderio di terminare il matrimonio con Billy Kilroy, erede di una vasta fortuna petrolifera. La sua intenzione, però, non è ottenere un divorzio per questioni economiche e per non perdere l’affidamenti del figlio. Almeno questo è quello che confida ad una sua amica, sperando di poter trovare un modo alternativo e definitivo per chiudere questa unione indesiderata. Tito e
Desideri che, arrivati alla polizia, innescano un’operazione e, naturalmente, il coinvolgimento di Johnson. I due, dunque, s’incontrano nella stanza 1008 del Doubletree Hotel a Post Oak. L’uomo che accoglie la Kilroy è ben vestito e rassicurante. Immediatamente vengono messe in chiaro le sue intenzioni e la donna, da parte sua, rilascia delle informazioni sui luoghi dove poter trovare il marito. In tutta questa situazione di “fiducia”, però, non si accorge che dal televisore una telecamera sta registrando il loro intero colloquio. Compreso il pagamento in anticipo di 200.000 dollari in gioielli. Una volta stretto l’accordo Johnson lascia la stanza con la frase “preparati a diventare vedova”. L’epilogo, però, è tutt’altro. Il giorno dopo, infatti, Lynn. Kilroy viene arrestata per adescamento a fine di omicidio. Una vicenda che sa dell’incredibile e che somiglia ad un film più di qualsiasi sceneggiatura mai scritta.