Il favoloso mondo di Amélie finisce con la protagonista Amélie Poulain finalmente unita all’amato Nino. Un epilogo felice e molto realistico, al termine di una storia, quella raccontata da Jean-Pierre Jeunet, intrisa di magia e immaginazione.
Siamo a Montmartre, delizioso quartiere di Parigi. Qui vive Amélie Poulain, cameriera al Café des 2 Moulins. Solitaria e molto sensibile, ama i piccoli piaceri della vita, quelle cose a cui nessuno fa caso, ma che rendono un’esistenza degna di essere vissuta. Non ha avuto un’infanzia facile. Dopo la morte della madre, infatti, suo padre si è distaccato sempre di più, lasciando che la bambina e poi la ragazza vivesse in un mondo da sogno. A Parigi la sua vita è all’insegna di poche amicizia. C’è quella con l’uomo di vetro, un anziano pittore dalle ossa fragilissime, che dipinge sempre lo stesso quadro, la colazione dei canottieri di Renoir.
Poi c’è l’ortolano Lucien, affetto da un lieve ritardo mentale, ma estremamente dedicato al suo lavoro, nonostante un capo tirannico. Un giorno Amélie, di ritorno da un viaggio per andare a trovare il padre, incontra Nino Quincampoix. Un ragazzo che attrae la sua attenzione perché raccoglie delle foto tessera strappate, cadute sotto una macchinetta. Il cuore di Amélie palpita, ma cerca di non pensare a quel sentimento che la infuoca.
La vita di Amélie cambia quando, nel giorno della morte della principessa Diana, scopre per caso dietro una mattonella del suo bagno, una scatola di latta appartenuta a un bambino, presumibilmente vecchio inquilino della casa. In quel momento Amélie decide di restituire la scatola al legittimo proprietario. La strada per trovare monsieur Bretodeau è lunga e costellata di insuccessi. Ma alla fine riesce nell’intento. La gioia per Amélie è tale da dare un nuovo senso alla sua vita. Si prenderà cura degli altri, realizzando i loro sogni.
Spinge suo padre a viaggiare, rubandogli l’amato nano da giardino e portandolo in giro per il mondo grazie a un’amica hostess. Aiuta la portiera del suo condominio a elaborare la fuga del marito scrivendole delle false lettere d’amore. Sostiene Lucien nel prendersi gioco del boss. Favorisce la nascita della coppia formata dalla cassiera ipocondriaca del suo locale e da un avventore maniaco. Fa conoscere a tutto il quartiere le poesie di Hipolito.
Purtroppo, però, Amélie non si prende cura di sé stessa. E si strugge d’amore per Nino che è il suo clone maschile. Sensibile e stralunato lavoro in uno porno shop e da anni cerca di risolvere il mistero dell’uomo delle macchinette. Il cui volto corrucciato, che anche Amélie incontra ogni tanto, è sempre presente nelle fototessera che il ragazzo raccoglie. Minuziosamente raccolte in un album che Nino perde, durante una fuga. E che Amélie raccoglie. Ecco l’occasione che la ragazza aspettava per conoscerlo. Tramortita dal suo sentimento, però, non riesce a essere diretta con Nino.
Preferisce, anzi, organizzare una sorta di caccia al tesoro che non finisce come sperava. Effettivamente risolve il mistero dell’uomo delle macchinette, un tecnico che per provare la funzionalità della macchina scatta foto tessera che poi getta. Ma credendo, a torto, che Nino non sia interessato a lei, Amélie si rinchiude a casa. Grazie a una video cassetta lasciatale dall’uomo di vetro, Amélie decide di lanciarsi nella vita. Prende il coraggio a due mani e pur impaurita corre da Nino. Quando apre la porta, trova il ragazzo lì ad aspettarla. I due finalmente possono stare insieme.