quando nel 1985 recitò in Miranda, Serena Grandi non era ancora molto conosciuta. Durante le riprese il Tinto Brass si espresse sulle sue procaci misure, 100-60-100, svelando di essere rimasto stupito da quella giovane attrice: “Ha una bellezza piena, aggressiva e maliziosa insieme che prorompeva sugli schermi e nei modelli femminili degli anni ’50. Bastano le misure“.
Brass non dimenticò anche la prima impressione nel film Malammore di Prandino Visconti: “Mi ha colpito molto quando si presentò per un provino quando cercava il cast per Lettere da Capri“. Il regista chiarì anche la sua idea di cinema: “So bene che diranno che uso la donna, la uso come oggetto bello e desiderabile per sollecitare l’interesse maschile. Ma il personaggio che, del resto non tradisce Goldoni, è un soggetto, che, se mai, sceglie di diventare oggetto per soddisfare i suoi desideri, la sua sensualità. È lei che decide gli uomini da amare e da cui farsi amare, allegramente e liberamente. Insisto sul termine “gioioso”, nello stesso senso in cui lo usava Mozart per il suo Don Giovanni, perché Miranda è una specie di Don Giovanni al femminile”.
Serena Grandi prese poi il volo proprio da quel ruolo di Miranda che per lei fu molto fortunato e fu in grado di lavorare con altri grandissimi registi oltre Tinto Brass, da Dino Risi a Sergio Corbucci.