Nella sua autobiografia Vita straordinaria di un uomo ordinario, Paul Newman ha parlato anche della morte di suo figlio Scott, a causa di un’overdose. Un episodio per il quale ha convissuto a lungo con grandi sensi di colpa.
Scott Newman, nato nel 1950 è morto nel 1978, all’età di 28 anni, vittima di un’overdose. Il ragazzo ingerì, volontariamente, un micidiale mix di alcol, farmaci e cocaina. Una morte che arrivò in seguito ad una dipendenza da antidolorifici (conseguenza di un incidente in moto) e ad altri problemi per i quali accettò di andare in terapia. Dopo la morte di Scott, suo padre fondò un centro a lui dedicato per contrastare le tossicodipendenze e per educare i ragazzi delle scuole in merito ai pericoli dell’assunzione di droga.
Nel libro, parlando della perdita del suo unico figlio maschio, l’attore riflette sul fatto che Scott sia sentito in competizione con lui, che sentisse il peso del cognome che portava. L’attore, come riporta People, nelle pagine del libro si chiede se avesse potuto in qualche modo evitare la morte del figlio: “C’era forma in cui avrei potuto dirgli che non doveva essere come me? Che non doveva fare cose da macho e poteva essere solo se stesso? Molte volte mi sono inginocchiato e ho chiesto perdono a Scott” continua Newman “Chiedo perdono per quella parte di me che ha dato il via alla sua auto distruzione. Cosa avrei potuto fare per evitarlo?”
Clea Newman, la figlia di Paul e della sua seconda moglie Joanne Woodward, ha aggiunto: “Non c’è perdita più grande. Ma è stato in grado di scindersi e soffrire in silenzio. È straziante, ma penso che lo abbia anche spinto a fare un profondo esame di coscienza“.
Il libro di Paul Newman, uscito molti anni dopo la morte dell’attore, è basato su una serie di interviste per un progetto che Paul Newman, ed alcuni suoi amici e colleghi, avevano iniziato nella metà degli anni Ottanta. L’unica regola che si diedero era quella di essere “completamente onesti“. Nel libro, Paul Newman dedica numerose pagine al suo amore per Joanne Woodward, al modo in cui la donna l’ha plasmato, sia da un punto di vista intellettuale che emotivo. L’attrice è stata il suo incrollabile sostegno.