Per capire come mai Il silenzio degli innocenti, ovvero The silence of the lambs, si intitoli così, dobbiamo per forza di cose lavorare su due livelli. Il primo è quello letterale del titolo originale del romanzo di Thomas Harris e poi dell’omonimo film di Jonathan Demme. Il secondo è più metaforico e ha a che vedere con una traduzione italiana, molto efficace, ma in qualche modo “viziata” da un fattore che col film non c’entra niente. Partiamo da The silence of the lambs, letteralmente Il silenzio degli agnelli. Il titolo si riferisce a un momento chiave della storia, quando la giovane agente dell’FBI Clarice Starling, per entrare in contatto con Hannibal Lecter e ottenere l’aiuto dello psichiatra cannibale nella caccia a Buffalo Bill, si “offre” di fargli da paziente.
La donna, chiacchierando in carcere con il serial killer, apre il suo cuore su una memoria dolorosa dell’infanzia. Quando cioè vide morire degli agnellini al macello.
“E ancora adesso a volte si sveglia, non è vero? Si sveglia nel buio e gli agnelli gridano?”
“Qualche volta”.
“Crede che se prendesse Buffalo Bill e se salvasse Catherine, potrebbe fare in modo che gli agnelli smettessero di gridare? Crede che si salverebbero anche loro e non
si sveglierebbe più di notte sentendo le loro grida? Clarice?”.
“Sì. Non lo so. Forse”.
La Catherine in questione è la figlia di una senatrice, tenuta in ostaggio da Buffalo Bill, un seriale che scuoia le sue vittime. E ne prende la pelle per cucire dei vestiti.
Il dialogo è molto drammatico e in poche battute e con i primi piani di Jodie Foster e Anthony Hopkins riesce a incanalare la storia verso un finale altrettanto drammatico (di cui vi abbiamo parlato qui). Ma c’è un altro pettegolezzo come detto legato alla traduzione del titolo. E oltre a essere un filo più prosaico non ha grosse comprove.
Si dice che la distribuzione italiana del film scelse “innocenti” al posto di “agnelli” per non incappare negli strali eventuali della nota famiglia torinese. Gli Agnelli, con la “A” maiuscola però. Leggenda metropolitana o verità? Come detto, non abbiamo prove a sostegno della tesi. Non fatichiamo a immaginare, però, che una cosa del genere sia stata possibile.