Il 14 dicembre 1979 uscì un album destinato a cambiare la storia del rock. London Calling dei Clash fu più di un semplice disco, ma un simbolo di ribellione, creatività e commento sociale. Rappresentò un punto di svolta nella carriera della band, che lasciava i confini del punk per esplorare nuovi orizzonti musicali. La copertina, con l’immagine iconica di Paul Simonon che spaccava il suo basso, divenne una delle più riconoscibili nella storia della musica. Ma perché si intitola così? London Calling, evoca il segnale di apertura della BBC World Service, richiamando un messaggio urgente di allarme globale.
I testi, scritti principalmente da Joe Strummer con il contributo di Mick Jones, affrontano temi come il cambiamento climatico, la guerra nucleare, la fame e la crisi sociale. Strummer si lasciò ispirare da eventi come il disastro di Three Mile Island e dalle sue paure personali legate all’inondazione del Tamigi, dato che viveva nei pressi del fiume.
Alla fine degli anni ’70, il punk rock stava perdendo la sua forza. I Clash, tuttavia, rifiutarono questa deriva, mantenendo viva la loro anima ribelle e allargando i confini del genere. Con London Calling, il gruppo non solo denunciava le ingiustizie sociali e politiche, ma si prendeva la libertà di sperimentare musicalmente, incorporando reggae, rockabilly e persino influenze funk. Questo approccio poliedrico trasformò l’album in una pietra miliare.
Disegnata da Ray Lowry, la cover combinava la fotografia di Pennie Smith, che immortalava Simonon mentre distrugge il suo basso durante un concerto al Palladium di New York – un atto spontaneo di frustrazione verso le guardie che impedivano al pubblico di alzarsi dai loro posti – con un design che omaggiava il primo album di Elvis Presley. Suggerendo però una rottura definitiva con il passato.