Psycho, film del 1960 diretto da Alfred Hitchcock, finisce con l’arresto di Norman Bates per gli omicidi di Marion Crane e del detective Milton Arbogast. Lo psichiatra incaricato di esaminare Bates racconta la storia del giovane assassino e cerca di spiegare perché è arrivato a uccidere; il giovane Norman, dopo l’improvvisa morte del padre, ha sviluppato un attaccamento morboso nei confronti della madre, donna autoritaria ed esigente. Allorché lei ha cercato di rifarsi una vita con un altro uomo, Norman, sopraffatto dalla gelosia, ha ucciso entrambi. Incapace di abbandonare del tutto la madre, ne ha però conservato il corpo, assumendone l’identità, all’inizio solo occasionalmente, poi con sempre maggiore frequenza, vestendosi come lei e imbastendo immaginarie conversazioni a due.
Ogni qual volta che Norman provava dei sentimenti nei confronti di una donna, la parte materna prendeva il sopravvento, a causa della gelosia proiettata, e uccideva la donna.. Il trauma dell’arresto ha fatto sì che la già debole personalità di Norman scomparisse del tutto, per lasciare spazio solo a quella della madre.. Nell’ultima scena del film, mentre il delirio del giovane è ormai definitivo, e lo porta a immaginare di venire accusato del delitto dalla madre, che si presenterà agli inquirenti come una donna docile e innocua, la polizia recupera l’auto di Marion dalla palude.
Marion Crane è una giovane impiegata, ufficialmente fidanzata con Sam Loomis; i due, però, non possono sposarsi. Il giovane, infatti, ha contratto forti debiti che non è in grado di ripagare. Marion allora decide di rubare i 40.000 dollari che il suo capo le ha chiesto di depositare in banca. Fuggita in auto con la somma, la ragazza, sulla strada per Fairvale, dove abita Sam, incontra forte maltempo, e decide di passare la notte in uno sperduto motel adiacente a uno svincolo autostradale ormai in disuso; il proprietario, Norman Bates, solitario e taciturno, sembra colpito dalla ragazza e tenta di stabilire una conversazione. Marion, però, molto provata dal viaggio, decide di ritirarsi nella sua camera per la notte. Mentre è impegnata in una doccia, però, viene aggredita alle spalle da una figura misteriosa, che la uccide a coltellate. Norman, richiamato dal trambusto, corre in camera e, trovando Marion morta, decide di ripulire da sè la scena del crimine, senza chiamare la polizia.
Dopo una settimana, Lila Crane, sorella di Marion, si presenta al negozio di ferramenta di Sam Loomis per chiedere all’uomo notizie della ragazza scomparsa. Con lei c’è anche Arbogast, detective privato incaricato di indagare sul furto del denaro. Sam ammette di non sapere nulla, e Arbogast, dopo aver setacciato vari motel della zona, arriva finalmente anche da Bates. Colpito dall’atteggiamento dimesso di Norman, Arbogast lo incalza, e dopo aver individuato alcune contraddizioni nel suo racconto, scopre che effettivamente Marion è stata lì per una notte, sotto nome falso, circa una settimana prima. Norman, peraltro, si lascia sfuggire anche un riferimento all’anziana madre, che vive da tempo reclusa in una piccola villetta adiacente al motel. Arbogast chiede di parlare con lei, ma Norman non glielo consente. Credendo di aver imboccato la pista giusta, il detective avvisa Lila, per poi tornare di nuovo al motel. Qui, però, viene aggredito a morte, prima ancora di salire le scale, dalla stessa figura misteriosa che ha ucciso Marion. Norman, temendo di essere presto scoperto, vorrebbe rinchiudere la madre in cantina, ma la donna non vuole saperne. Ne nasce una discussione, e alla fine Norman porta di forza la madre in cantina.
Lila, intanto, non ricevendo notizie dal detective, decide di contattare lo sceriffo di Fairvale per vederci chiaro. L’uomo le spiega che probabilmente Arbogast, ingolosito dalla possibilità di vrecuperare il denaro per sè, ha preso il volo con una scusa; a corroborare questa teoria, secondo lo sceriffo, c’è il fatto che la madre di Bates è morta ormai da dieci anni. Sempre più confusi ma non disposti a mollare, Lila e Sam decidono allora di fingersi una coppia e andare al motel per indagare di persona. Recatisi nella stanza occupata da Marion, i due ritrovano un brandello di carta quasi completamente bruciato, con impresse alcune cifre. Sicuri che la pista del denaro sia quella corretta, decidono allora per un approccio coordinato: mentre Sam interroga Norman, Lila andrà alla villetta per parlare con la madre. Messo sotto pressione dalle accuse incalzanti di Sam, Norman si innervosisce. Tra i due nasce una colluttazione e Norman colpisce Sam in testa con un suppellettile. Nel frattempo, Lila, dopo aver perquisito la stanza dove si trovava la madre, ora vuota, vede Norman arrivare di gran carriera verso di lei e si nasconde lungo le scale.
Lì, nota per caso un ingresso che dà su un seminterrato. Apertolo, vede una figura femminile seduta su una sedia, e chiama ad alta voce la signora Bates. Non ricevendo risposta, sfiora con la mano la spalla della donna. Il movimento rotatorio della sedia mostra uno scheletro umano, vestito di tutto punto; Lila allora urla dal disgusto prima che Norman, in abiti femminili e armato di coltello, le arrivi alle spalle per ucciderla. Sam, ripresosi dal colpo, riesce però a bloccarlo in tempo. La scena si sposta nell’ufficio dello sceriffo, dove uno psichiatra rivela ai presenti che Norman ha ucciso Marion, e probabilmente altre due donne prima di lei, vestito come la madre, e credendo di essere lei, in seguito a una grave turba psichica.
Psycho è un film di Alfred Hitchcock con Anthony Perkins (Norman), Janet Leigh (Marion), Vera Miles (Lila), Martin Balsam (Arbogast), John Gavin (Sam),