Con la morte di Quincy Jones si chiude una pagina importante della storia della musica black. Compositore, arrangiatore, produttore, direttore d’orchestra, Jones è stato una delle colonne portanti del jazz. In particolare, lo ricorderemo per la collaborazione con Michael Jackson che diede vita a tre album fondamentali per il pop: Off the Wall, Thriller e Bad.
Jones incontrò per la prima volta Michael Jackson quando Jackson aveva solo 12 anni e aveva già raggiunto un successo colossale con i Jackson 5 e in qualche modo lo aiutò a sviluppare il suo talento unico. Nel 1979 produce il primo album solista di Jackson, Off the Wall, un capolavoro di black dance segnato da classici indimenticabili come Don’stop till you get enough e Rock with you. Michael aveva 21 anni e iniziò quella carriera in solitaria segnata da un altro grande successo, l’album Thriller.
Ancora una volta a metterci lo zampino fu Quincy Jones che, in qualità di produttore, diede uno stile inconfondibile al disco. Mescolando pop puro (The girl is mine, il duetto tra Jackson e McCartney) e il rock (Beat it, per dire, aveva un assolo di chitarra di Eddie Van Halen), senza tralasciare le canzoni romantiche e, naturalmente, il classico senza tempo che ha dato il titolo al disco.
Dopo Thriller arrivò il boom mondiale di We Are The World, che portò Quincy, Michael, Harry Belafonte e Lionel Richie, a radunare il meglio della musica americana degli anni ’80 (tranne Madonna) per combattere la fame in Africa.
Sarebbe stato difficile per chiunque bissare un successo come Thriller, eppure Jones e Jackson si ripeterono, pur senza toccare lo stesso numero di copie vendute con Bad del 1988. Il disco segnò il punto di rottura professionale e d’amicizia tra loro. Jackson riteneva Jones ormai vecchio e fuori moda. Dal canto suo, Jones rispose con con una causa, poi vinta, contro il re del pop, per diritti d’autore non pagati, principalmente per il film-concerto This Is It, distribuito nel 2009.
Poco prima della morte di Jackson, avvenuta nel 2009, però, i due si avvicinarono moltissimo, come riportato dall’LA Times.
“Voleva che tornassimo insieme. Eravamo vicini, amico. Sempre vicino. Non puoi fare questo tipo di dischi senza amore, fiducia e rispetto. Non puoi farlo“.
In occasione del cinquantanovesimo compleanno di Michael Jackson, nel 2017, Jones scrisse sulla sua pagina Facebook:
“Ho incontrato Michael per la prima volta quando aveva 12 anni a casa di Sammy Davis a Los Angeles mentre guardavamo lo spettacolo di Ed Sullivan con i Jackson 5. Ci siamo incontrati di nuovo solo anni dopo, quando abbiamo lavorato su The Wiz, ma allora sapevo che aveva il potenziale per andare ben oltre ciò che aveva fatto in precedenza (essere una star bambina, cantare di un topo, ecc.). Era così docile e umile quando riceveva critiche, che sapevo assolutamente che volevo lavorare con lui.
È stato proprio in quel momento che gli ho detto che volevo provare a produrre il suo nuovo disco. Nonostante il rifiuto da parte dei ragazzi dell’etichetta che fossi “troppo jazz”, abbiamo continuato a fare “Off the Wall”, “Thriller” e “Bad” insieme. In tutto questo, Michael ha avuto un posto nella storia del pop… e giustamente era ed è al TOP. Se volevi fissare un limite, Michael andava ben oltre, e se volevi fare un leggero miglioramento, non si fermava finché non fosse perfetto. È semplicemente quello che era… Buon compleanno Michael… sei stato e sarai sempre come un figlio per me“.