Era il 1994 quando Giorgio Faletti, conosciuto fino a quel momento principalmente come comico ed intrattenitore, porta sul palco dell’Ariston durante il Festival di Sanremo una canzone entrata nella storia della kermesse e non solo. Signor tenente, infatti, è un brano profondamente legato all’attualità del tempo ed una denuncia delle condizioni lavorative delle forze dell’ordine italiane, con un’attenzione particolare al corpo dei Carabinieri, in un periodo in cui gli attentati rappresentavano un rischio effettivo. A rendere tutto più drammatico ed emotivo, poi, è l’evidente collegamento del testo della canzone con le stragi di Capaci e di via d’Amelio, avvenute solamente due anni prima. In entrambi casi, infatti, oltre ai giudice Falcone e Borsellino, hanno perso la vita anche i ragazzi delle loro scorte.
Un altro aspetto interessante del testo del brano è la ripetizione sistematica della frase “minchia signore tenente”, che va ad introdurre ogni strofa della canzone. Questa, infatti, pronunciata con un chiaro accento siciliano riporta proprio a quella condizione di rischio particolarmente sentita nel sud Italia ma, allo stesso tempo si ricollega al film Mediterraneo di Salvatores.
Quella frase, infatti, è un omaggio diretto al personaggio interpretato da Diego Abatantuono che la pronuncia in una delle scene finali del film, andando a condividere il tema della disillusione. Tutti aspetti, dunque, che hanno reso il brano un’esperienza importante, soprattutto per una manifestazione canora come quella di Sanremo con una maggioranza di testi inneggianti all’amore o tendenzialmente disimpegnati. Con uno stile del tutto personale, invece, Giorgio Faletti porta non solo l’attualità sul palco di Sanremo ma, soprattutto, un senso di stanchezza e sfiducia condivisi a livello generale. E, proprio per questo motivo, quel “minchia signor tenente” ha riecheggiato con forza oltre lo schermo televisivo, coinvolgendo e commuovendo nel profondo.
Signor tenente – Testo
Forse possiamo cambiarla ma è l’unica che c’èQuesta vita di stracci e sorrisi e di mezze parole Forse cent’anni o duecento è un attimo che va Fosse di un attimo appena sarebbe con meTutti vestiti di vento a inseguirci nel soleTutti aggrappati ad un filo e non sappiamo doveMinchia signor tenenteChe siamo usciti dalla centrale Ed in costante contatto radio Abbiamo preso la provincialeEd al chilometro 41Presso la casa cantoniera Nascosto bene la nostra auto C’asse vedesse che non c’eraE abbiam montato l’autoveloxE fatto multe senza pietà A chi passava sopra i 50 Fossero pure i 50 d’età E preso uno senza patenteMinchia signor tenenteFaceva un caldo che se bruciava La provinciale sembrava un forno C’era l’asfalto che tremolava E che sbiadiva tutto lo sfondoEd è così, tutti sudatiChe abbiam saputo di quel fattaccio Di quei ragazzi morti ammazzati Gettati in aria come uno straccioCaduti a terra come personeChe han fatto a pezzi con l’esplosivo Che se non serve per cose buone Può diventare così cattivo che dopo Quasi non resta nienteMinchia signor tenenteE siamo qui con queste divise Che tante volte ci vanno strette Specie da quando sono deriseDa un umorismo di barzelletteE siamo stanchi di sopportare Quel che succede in questo paese Dove ci tocca farci ammazzare Per poco più d’un milione al meseE c’è una cosa qui nella golaUna che proprio non ci va giù E farla scendere è una parola Se chi ci ammazza prende di più Di quel che prende la brava genteMinchia signor tenenteLo so che parlo col comandante Ma quanto tempo dovrà passare Per star seduto su una volante La voce in radio ci fa tremare Che di coraggio ne abbiamo tantoMa qui diventa sempre più duraQuando ci tocca di fare i conti Con il coraggio della paura E questo è quel che succede adesso Che poi se c’è una chiamata urgente se prende su E ci si va lo stesso E scusi tanto se non è nienteMinchia signor tenentePer cui se pensa che c’ho vent’anni Credo che proprio non mi dà torto Se riesce a mettersi nei miei panni Magari non mi farà rapporto E glielo dico sinceramente Minchia signor tenente