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Home » Sport » Chi è Julio Velasco, il CT argentino che ha portato il primo oro olimpico all’Italia del volley

Chi è Julio Velasco, il CT argentino che ha portato il primo oro olimpico all’Italia del volley

La giovinezza in Argentina, il fratello desaparecido, l'oro olimpico con l'Italia femminile della pallavolo, ecco chi è Julio Velasco.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino11 Agosto 2024Aggiornato:11 Agosto 2024
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Julio Velasco e Paola Egonu
Julio Velasco e Paola Egonu (fonte: Avvenire)
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Julio Velasco è il deus ex machina dell’oro olimpico vinto dalla nazionale femminile di pallavolo. Lo storico traguardo conquistato dall’Italia femminile del volley ai Giochi di Parigi 2024 appartiene a tutte le giocatrici: Carlotta Cambi, Alessia Orro, Alice Degradi, Caterina Bosetti, Gaia Giovannini, Myriam Sylla, Anna Danesi, Marina Lubian, Sarah Fahr, Paola Egonu ed Ekaterina Antropova. Julio Velasco, però, ha cambiato la mentalità, portando la sua straordinaria esperienza, umana e professionale. Ma chi è Julio Velasco, il tecnico più vittorioso di sempre?

COSA AVETE FATTO RAGAZZE?! SIAMO IN LACRIMEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE 🥇😭#HomeOfTheOlympics #Paris2024 #ItalVolley #Volleyball #Pallavolo pic.twitter.com/yQ0Gt4579L

— Eurosport IT (@Eurosport_IT) August 11, 2024

Argentino di nascita, ma italiano d’adozione, Julio Velasco vede la luce a La Plata il 9 febbraio del 1952, sotto il segno dell’Aquario. Suo padre è un agronomo peruviano che muore quando Velasco ha 12 anni. La madre, argentina di origine inglese, è una professoressa. Ha due fratelli, Raul e Luis (entrambi deceduti). Quest’ultimo vive sulla sulla pelle la condizione di desaparecido e per due mesi è prigioniero dei militari dell’ESMA, venendo poi liberato.

Studia filosofia e sogna di diventare professore di liceo, ma dopo il trasferimento a Buenos Aires, in piena dittatura di Videla, la vita di Velasco cambia completamente. Militante comunista, lascia l’università e si dedica a tanti lavori. Si innamora della pallavolo che diventa la sua vita, dopo il diploma all’Instituto Nacional de Educación Física. Negli anni ’80 arriva in Italia, prima a Jesi poi a Modena.  Qui lega il suo nome alla straordinaria stagione della Panini dove trova e “alleva” le colonne portanti del volley maschile italiano: Luca Cantagalli, Lorenzo Bernardi (ora suo secondo), Andrea Lucchetta e Fabio Vullo.

Julio Velasco
Julio Velasco a Parigi 2024 (fonte: Sportal)

Nel suo curriculum vanta un argento olimpico ad Atlanta con la nazionale italiana maschile. Due mondiali, tre ori europei, cinque ori nella World League. Velasco è il teorico degli “occhi della tigre”, per dire di quanto conti per lui la grinta. Negli anni ha talmente tanto successo da finire a lavorare con squadre di calcio. Il primo a intuirne le potenzialità è il patron della Lazio, Sergio Cragnotti, che nel 1998 lo assume come direttore generale. L’esperienza si chiude presto e porta Velasco, brevemente, all’Inter. Il calcio non è la pallavolo. E Velasco, che è prima di tutto un uomo di sport, non ha feeling con il pallone. Lavora sulle teste di giocatrici e giocatori. Regala calma in mezzo alla tempesta. Anche critiche utili, quando serve. Dopo la vittoria nella semifinale contro la Turchia, le critiche le ha rivolte a tutto l’ambiente e ai microfoni di Eurosport ha detto:

“La pallavolo e il giornalismo devono smettere di parlare dell’oro che manca, è deleterio per tutti. Si vede sempre quello che manca, è uno sport tutto italiano, l’erba del vicino è sempre più verde. È una filosofia di vita, ma l’oro olimpico quando arriverà arriverà: ci sono tante squadre forti, si può vincere e si può perdere, l’importante è che i nervi non ci tradiscano, sarà la prima medaglia, godiamoci questo, poi è chiaro che daremo tutto quello che abbiamo per fare di più“.

Questa è solo l’ultima delle sue perle di saggezza. Se ne volete altre due, eccole:

“I vincenti trovano soluzioni, i perdenti cercano alibi”
“Chi vince festeggia, chi perde spiega”.

Velasco ama lavorare con le donne e per le donne, a cui riconosce una forza che gli uomini non hanno:

“Noi maschi tendiamo a fregarcene dell’errore. Se chiedi a un ragazzino di 15 anni di farti vedere come schiaccia lui proverà a fare un super colpo. Nel frattempo tirerà otto palle in rete e due fuori. Ma quando ci riesce si pavoneggerà. Una ragazzina, alla stessa richiesta, se tira la palla in rete una volta, quel colpo non lo riprova per una settimana. Ma non perché ha paura, perché le donne odiano sbagliare. Lo stesso vale per i time out motivazionali. Con gli uomini va bene il metodo dell’orgoglio: ‘Vi si legge in faccia che avete paura’, dico. Loro si arrabbiano, tornano in campo e se la prendono con l’avversario. Le donne se dici una cosa del genere se lo chiedono davvero e c’è il rischio di convincerle che sul serio hanno paura. Perché le donne funzionano in un altro modo, la sfida per loro deve avere una forte connotazione affettiva“.

Sposato dal 2012 con la bolognese Roberta Bernobi, fisioterapista, Velasco ha due figlie, Lucrezia e Veronica, nate dal precedente matrimonio con Nora.

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