Per gli appassionati di sport e, in modo articolare, di ginnastica artistica, il nome di Nadia Comaneci riecheggia ancora di glorie olimpiche passate. Il suo, infatti, è stato riconosciuto come uno dei talenti più straordinari del XX secolo che, però, è costato un prezzo molto alto alla giovane campionessa. Nel corso degli anni, infatti, ha denunciato lo stile di vita fortemente restrittivo e violento subito negli anni della sua attività e della fuga dalla Romania in cerca di un futuro diverso.
Oggi, dunque, questa stella assoluta della ginnastica ha trovato la serenità all’interno del matrimonio con un atleta americano, Bart Conner, incontrato per la prima volta durante le Olimpiadi di Montreal del 1976. I due si sono sposati nel 1996 in Romania ed è diventata madre di Dylan nel 2006. La coppia, inoltre, gestisce una loro accademia di ginnastica, GymNadia e sono molto impegnati nel sociale.
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Il passato drammatico in Romania
Il talento non sempre è una benedizione. Per Nadia ha rappresentato non solo anni di duro lavoro ma, soprattutto, privazioni alimentari, punizioni corporali per gli errori commessi e una vita praticamente incarcerata. Ed è così che, a soli 14 anni, pesa 40 chili ed ha la struttura minuta di una farfalla capace di librarsi nell’aria nei suoi volteggi. Per evitare di sbagliare cerca addirittura di non sorridere. Anche la più piccola oscillazione, infatti, può farle perdere l’occasione di una vita.
Tutti sacrifici che premiano Nadia con il suo storico 10 perfetto alle Olimpiadi di Montreal ma che nascondono una vita veramente oscura. Il suo successo, infatti, la pone sotto gli occhi del dittatore Niculae Ceausescu, che decide di utilizzarla come una pedina del regime. Ad intrappolarla in una relazione violenta e senza via d’uscita, poi, è proprio il figlio di Ceausescu, di dieci anni più grande di Nadia.
Questa storia porta la giovane atleta verso una sorta di muta disperazione. Il regime la controlla costantemente e la rende prigioniera del suo stesso successo. Nonostante tutto, però, continua ad esibirsi e ad incantare il mondo. Ai Giochi Olimpici di Mosca nel 1980, però, commette un errore e cade. Un passo falso che non incide sulla prestazione finale, visto che ottiene due ori e due argenti.
Il tentativo di suicidio e la fuga
La disperazione di una vita imprigionata e costantemente abusata diventa insostenibile. Così, Nadia tenta il suicidio tagliandosi le vene e cercando di avvelenarsi. In entrambi i casi viene salvata ma, ai suoi occhi, questa non è certo una via d’uscita. Nel 1984, dunque, si ritira ufficialmente dalle competizione ma, per cambiare completamente la sua esistenza, deve aspettare ancora qualche anno. Nel 1989, infatti. soli 28 anni, decide di tentare il tutto per tutto per riguadagnare un futuro. La notte del 27 novembre decide di scappare da Bucarest, raggiungendo Vienna a piedi. Qui, poi, si rifugia nell’Ambasciata americana chiedendo asilo. Nel tempo ha ricordato quel momento con queste parole:
Non c’era alternativa. Meglio morire, mi sono detta, piuttosto che vivere da ricca, con tanti gioielli nel cassetto, tanta servitù, l’auto blu con autista in livrea e senza la libertà di muovermi come volevo, di andare dove volevo e di parlare con chi volevo. No, non potevo ricevere nessuno, né a casa mia né nei lussuosi alberghi in cui alloggiavo, viaggiando per la Romania ed in tutto il mondo, quando il signor Nicu Ceausescu ed il suo potentissimo padre Nicolae mi esibivano, sfruttando la mia popolarità, come fiore all’occhiello del regime. Ho rischiato di morire quella notte, certo, ma ho conquistato la libertà, che è il bene più prezioso per tutti, ricchi e poveri.
Il manager aguzzino
La strada verso la libertà effettiva, però, non è ancora completata. La notte della sua fuga, infatti, Nadia non è da sola. Ad accompagnarla è Constantin Panait. L’uomo, solo in apparenza gentile, una volta arrivati a New York decide di attuare il suo piano per sfruttare l’immagine di Nadia e, ovviamente, trarre del guadagno. In questo modo, dunque, l’ex atleta diventa nuovamente ostaggio di altrui decisioni, trasformata in modella, testimonial e star televisiva.
L’incontro della vita
Nel 1990 Nadia partecipa all’ennesimo show televisivo in cui deve raccontare i suoi anni sotto la dittatura e la rischiosa fuga. Non sa, però, che quel giorno è destinato a cambiare completamente la sua esistenza. Nello studio, infatti, si presenta Bart Conner, quell’ex atleta americano incontrato 16 anni prima durante la sua prima olimpiade. L’uomo s’interessa a lei, vuole sapere come si sente e le mostra una foto di loro due insieme, scattata proprio in quell’occasione. Un atteggiamento, questo, che fa sentire Nadia finalmente al sicuro. Così, dopo essere diventati amici, aver iniziato a collaborare insieme ed essersi sbarazzati del controllo di Constantin Panait, iniziano una relazione sentimentale.
Per finire, nel 1996 i due si sposano e Nadia decide di farlo a Bucarest, nella villa dorata che l’ha vista prigioniera per tanti anni. Si tratta di una sorta di viaggio catartico per dimostrare a se stessa, e agli altri, la lunga evoluzione vissuta e come sia possibile uscire rafforzati dal dolore.