Con il Paris Saint-Germain in finale di Champions League, dove affronterà l’Inter di Simone Inzaghi, tutti gli occhi sono puntati su Luis Enrique, l’allenatore capace di portare ordine, equilibrio e spettacolo a una squadra da sempre ricca di talento. Ma chi è davvero l’uomo che ha trasformato il team in un collettivo vincente?
Luis Enrique Martínez García, nato a Gijón l’8 maggio 1970, sotto il segno del Toro, è stato un giocatore prima di diventare un tecnico di fama internazionale. Cresciuto nello Sporting Gijón, ha vestito le maglie delle due grandi di Spagna: Real Madrid e, soprattutto, Barcellona, club con cui ha stretto un legame profondo, sia in campo che in panchina.
Dopo una prima esperienza con il Barcellona B e una breve parentesi alla Roma, infatti, è al Barcellona dei record che Luis Enrique esplode come allenatore. Nella stagione 2014-2015 conquista il Triplete, ossia Liga, Coppa del Re e Champions League, rilanciando l’idea di un calcio dinamico e verticale, pur mantenendo l’identità del club catalano. Giocatori come Messi, Neymar e Suárez, infatti, brillano nel suo sistema, che unisce rigore tattico e libertà offensiva.
Successivamente guida la Nazionale spagnola, portandola alle semifinali di Euro 2020 e alla finale di Nations League, con un gioco aggressivo e moderno. Dopo l’eliminazione al Mondiale 2022, però, si prende una breve pausa prima di accettare la sfida del Paris Saint-Germain.
A Parigi arriva nel 2023 e trova una squadra ricca di stelle, ma spesso incapace di esprimere un vero spirito collettivo. Il tecnico, dunque, imposta subito la sua filosofia: tattica al servizio di un gioco aggressivo. E, naturalmente, tanto lavoro sul collettivo. Oltre a questo punta su un gruppo più equilibrato, valorizzando giovani come Zaïre-Emery e Hakimi, e ridisegnando il ruolo di Mbappé.
Il risultato? Una squadra solida, matura, capace di eliminare avversari blasonati e arrivare in finale di Champions League. Un traguardo storico per il club e una conferma del valore di un tecnico che unisce carisma, esperienza e visione tattica. Luis Enrique, dunque, non è solo un allenatore ma un leader silenzioso, capace di costruire gruppi vincenti e identità forti.
Ma Luis Enrique ha commosso il mondo per la straziante perdita della figlia Xana, morta nel 2019 prima di compiere 10 anni a causa di un tumore osseo. Di lei disse: “Mi chiederai… Posso ritenermi fortunato o sfortunato? Mi ritengo fortunato, molto fortunato. “Ma tua figlia è morta quando aveva 9 anni…”. Mia figlia Xana ha vissuto con noi 9 anni meravigliosi. E di lei abbiamo mille ricordi“.
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In memoria della bambina, Luis Enrique e la moglie hanno creato una fondazione, Fundación Xana, che offre sostegno totale ai minori affetti da patologie oncologiche.