Diego Armando Maradona, nato a Lanus in Argentina, il 30 ottobre del 1960, è stato con ogni probabilità il talento più puro del calcio moderno. Oggi ci sono grandi campioni, certo, ma solo El Pibe de oro, com’è passato alla Storia, è stato capace di segnare un’epoca. Nel bene e nel male. Talento sopraffino e vita sregolata, segnata dalle dipendenze, Diego Armando Maradona non si è mai tirato indietro quando si trattava di parlare di sé stesso e di quel mondo del calcio che lo ha osannato, ma anche abbandonato. Lo dimostrano queste 40 frasi che ben mostrano la tempra di un uomo mai banale e mai autoindulgente. Attraversata da quel pizzico di follia che i grandi hanno.
Le riflessioni, tratte dalla sua autobiografia Io sono ed Diego e dalle interviste rilasciate ai tempi della sua militanza al Napoli, raccontano la realtà del Diez senza mezzi termini. Dall’amore per le belle donne, all’erede designato, Leo Messi, senza dimenticare Cristiano Ronaldo. Dalla fede politica di sinistra, all’amore per Fidel Castro che Diego considerava come un padre.
“Ho sbagliato e ho pagato, ma il pallone non si sporca”
“Se stessi con un vestito bianco a un matrimonio e arrivasse un pallone infangato, lo stopperei di petto senza pensarci”.
“Non si può essere fenomeni tutti i giorni dell’anno. Anche Maradona non sempre giocava da Maradona”.
“Ho due sogni: il primo è giocare un Mondiale, il secondo è vincerlo”
“Il calcio inglese non mi piace. E poi io voglio allenarmi solo il pomeriggio”.
“Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”.
“Sì, ho litigato col Papa. Ci ho litigato perché sono stato in Vaticano, e ho visto i tetti d’oro, e dopo ho sentito il Papa dire che la Chiesa si preoccupava dei bambini poveri. Allora venditi il tetto amigo, fai qualcosa!”.
“In campo non ci si batte con le armi, bensì col pallone. E comunque no, non so parlare in inglese, ma anche se lo conoscessi non lo parlerei”.
“Il primo gol? Un po’ con la testa di Maradona e un altro po’ con la mano de Dios. Il secondo gol una meraviglia? Per favore, la sola meraviglia che conosco è Raquel Welch”. (Il riferimento al gol contro l’Inghilterra ai mondiali dell’86)
“Non ho toccato io quella palla, è stata la mano di Dio”.
“Esiste un Maradona femmina? Sì, Ornella Muti”.
“Meglio amare una donna bella e stupida. Anzi, è meglio essere belli e stupidi tutti e due”.
“Giocare senza un pubblico è come giocare all’interno di un cimitero”.
“Il più bello dei miei trofei? L’ultimo perché è il più recente”.
“Bigon ha detto di aver bisogno di undici persone che corressero. Allora gli ho fatto presente che non poteva contare su di me, io non ho mai corso in vita mia”.
“La fine è molto vicina, ormai ho deciso, voglio ritirarmi. Gioco a pallone da quindici anni e voglio una vita più tranquilla. Sono stanco di lottare, solo, contro tutti, i giornalisti, i dirigenti. Voglio tornare a godermi l’Argentina»”.
“So di aver fatto del male prima di tutto a me stesso e quindi alla mia famiglia, alle mie figlie. Credo che in futuro imparerò a volermi più bene, a pensare di più alla mia persona. Non mi vergogno però. Non ho fatto male a nessuno, salvo a me stesso e ai miei cari”.
“Non voglio più essere costretto a giocare anche quando non sono in grado, a farmi infiltrare di cortisone perché devo essere in campo per forza per gli abbonamenti, per gli incassi, perché bisogna vincere a qualunque costo per lo scudetto o per la salvezza, perché in ogni partita ci si gioca la vita. A me gli psicologi stanno cercando di levarmi il vizio della cocaina, non quello di vivere”.
“Voglio giocare anche se ho il menisco in pezzi. Chi è sempre prudente non arriva mai primo. Io intendo giocare e vincere. È una follia? Farò il pazzo per tutta la vita”.
“Non giocherò più. Non voglio più dare la possibilità a gente come Havelange e Blatter di ferirmi, di farmi del male”.
“Sono in molti a volermi dare una pistola perché mi uccida. Smettetela”.
“Se la provi una volta e ti fa male e vomiti e ti scoppia la testa in mille pezzi, non la provi mai più. Però a tanti non succede questo, diventano euforici. E io diventavo euforico e l’euforia piace a tutti. È come vincere un campionato. E dici va bene, è meraviglioso, domani che cosa mi importa, tanto io ho vinto il campionato. E il giorno dopo continui. Però non solo non vinci alcun campionato, ma stai perdendo la vita”.
“La droga ti annebbia, non ti lascia vedere più in là di una spanna. Molte volte ho sniffato e, dopo, ho cercato di prendere la palla e non ci sono riuscito. Volevo dare un calcio in un modo e non ci riuscivo. Il mio cervello cercava di dare degli ordini, però il corpo non rispondeva”.
“Nessuno ti aiuta veramente a uscire dalla droga. Avevo bisogno di comprensione, non di repressione. Ma c’era già pronta per me la condanna assoluta. Sei nella trappola dei giornalisti, dei giudici, della polizia. Tutti sono come la polizia che ti dice non drogarti e ti dà un pugno in bocca. La mia famiglia mi ha aiutato a non finire peggio”.
“Sono venuto a curarmi il cuore, ho fiducia nella medicina cubana. Fidel mi ha dato l’ossigeno per tirare avanti. È lui che ha il cuore più grande di tutti”.
“Nella clinica dove sono c’è qualcuno che pensa di essere Napoleone e qualcun altro Robinson Crusoe. Non mi credono quando dico che sono Maradona”.
“Ho dovuto reinventarmi una vita, tornare a lottare, alzarmi tutte le mattine. Adesso ogni tanto mi capita di alzarmi alle quattro del mattino e mi metto a fare la formazione delle squadre. Sono entusiasta di potere allenare la nazionale dell’Argentina”.
“Forse, se fossi finito alla Juventus avrei avuto una carriera più lunga, tranquilla e vincente. Non rimpiango nulla, ma per quel club ho sempre avuto ammirazione e rispetto”.
“Non faccio mai conferenze stampa con accanto a me giocatori. Sono abituato a stare da solo sul palco”.
“Lionel Messi gioca a calcio come Gesù. La cosa migliore è che Leo sia argentino, non brasiliano, spagnolo, tedesco, francese o italiano e tutti dovranno riconoscere che il migliore del mondo è nato in questo paese”.
“Io la mia carriera l’ho fatta e Messi sta facendo la sua. Sarà la storia a decidere chi sarà il migliore. Ad alcuni piace di più Maradona, altri dicono per Lionel. Siamo due argentini che possono vincere nel calcio europeo mentre molti non riescono a passare neppure il Rio de la Plata. Per rispetto a Leo non dico che lui è il migliore o io fui il migliore. Bisogna lasciarlo tranquillo. Io voglio molto bene a Leo e godo molto vederlo giocare. Siamo due argentini”.
“La Fifa è governata da dinosauri. Blatter è uno che non ha mai tirato un calcio ad un pallone e dunque credo sia la persona meno opportuna per ricoprire un ruolo istituzionale così importante”.
“Vedere giocare Messi è meglio che fare sesso”.
“Leo Messi è ancora alla ricerca di un suo stile e credo che lo troverà presto. Il mio era riconoscibilissimo già agli inizi della carriera. Forse è per questo che potrei essere indicato come migliore di Leo. Ha segnato più gol? Vero, ma i miei erano molto più belli”.
“Cristiano Ronaldo è un marchio registrato, un fuoriclasse incredibile, lo farei giocare anche di notte perché lui non si nasconde mai, non chiede di restare fuori se ha un doloretto alla caviglia. E che carisma! Va in campo come se andasse al bagno, con la stessa naturalezza”.
“Negli ultimi tempi in Italia ero come un bolide di Formula Uno che andava a trecento all’ora e non si fermava mai. Ma questo non importava a nessuno. Quando fui arrestato a Buenos Aires, qualcuno che conta mi ha detto ‘E adesso, che dirà mio figlio?’. Non gli fregava niente del Maradona in crisi, dell’uomo prostrato, in difficoltà, distrutto, bisognoso di aiuto, era solo preoccupato dell’idolo infranto, del giocattolo che s’era rotto. E non gli passava nemmeno per la testa che l’esempio per suo figlio dovesse essere lui, non un giocatore di pallone”.
“Se non sono felice dentro, non riesco ad essere un campione”.
“Tre anni qui a Napoli mi hanno dato tanto, ma mi hanno anche tolto. Non posso uscire, in tre anni non ho imparato una strada di Napoli”.
“Io corro, io lotto, ma soprattutto dialogo con la palla, per divertire la gente”.
“Io sono sinistro, tutto sinistro: di piede, di fede, di cervello”.