L’azzurro Filippo Macchi ha vinto una medaglia d’argento nella finale olimpica di fioretto singolare maschile, ai Giochi di Parigi 2024. Ma sia la Federazione Italiana Scherma che il CONI hanno presentato un ricorso formale al Comitato Olimpico Internazionale per l’arbitraggio non all’altezza di Hao Chih Huang (Tapei). L’oro al campione olimpico in carica, Ka Long Cheung (Hong Kong) è stato quindi macchiato da una serie di decisioni che hanno pesantemente penalizzato l’Italia.
La sfuriata del ct Cerioni al termine della finale tra Macchi e Cheung Ka Long per l’ultima stoccata ripetuta 3 volte#HomeOfTheOlympics #Paris2024 #ItaliaTeam #Olympics #Fencing #Macchi #Cerioni pic.twitter.com/TgWUDISnXN
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) July 29, 2024
Come vi avevamo raccontato qui, la vittoria si assegna quando si arriva alle 15 stoccate. E Macchi e Cheung, per le prime 28 stoccate, si sono equivalsi. Meglio la partenza dell’orientale, ma il nostro Filippo è stato in grado di accorciare le distanze e di andare addirittura sul 14-12, a un punto da un oro leggendario. E invece Cheung ha raggiunto Macchi sul 14-14. Da quel momento, l’arbitro non se l’è più sentita di prendere decisioni senza l’ausilio del Var, ossia delle immagini del video. E per ben due volte ha rinunciato a decidere (nella scherma si può fare), anche se avrebbe potuto farlo in favore dell’italiano.
L’ultima volta, quella decisiva, ha però assegnato la stoccata a Cheng. L’allenatore di Macchi, Stefano Cerioni, ha attaccato l’arbito, protestando vivacemente. Ai microfoni della RAI ha detto:
“I giudici? Penso, spero, sia solo incompetenza, non voglio pensare ad altro… È davvero grave. Che posso dire? Mi fa male al cuore, mai una vista cosa simile“.
L’accusa, velata, è che la vicinanza regionale tra l’arbitro, e l’addetto al video, il coreano Suh, possano aver in qualche modo influito sul giudizio finale. Parole pesanti che cozzano un po’ con lo spirito olimpico della manifestazione, rilanciate anche dal presidente del Coni, Vincenzo Malagò:
“Abbiamo fatto una protesta ufficiale, ma non ci prendiamo in giro, queste proteste si fanno perché sono doverose per il ragazzo e per la credibilità dello sport in assoluto. Il tema è semplice. Se hai sei arbitri e li sorteggi e il primo arbitro estratto viene dalla Corea e il secondo è di Taipei, devi cambiare. Questo non si può fare, non è opportuno. Trovatemi un altro sport al mondo in cui hai due arbitri che vengono da nazioni vicine a uno dei Paesi in lizza. Ho parlato con il segretario della federazione internazionale di scherma e gli ho detto che no, non è opportuno. Questa regola va cambiata e non vorrei che noi fossimo l’ultima vittima di questa regola. Non siamo stati fortunati né aiutati però serve mantenere la calma“.
Il ricorso è solo formale, va detto, e non ci sarà alcun cambio di medaglia o chissà quale altra decisione clamorosa.
Dunque, ci sono due modi per interpretare quello che è successo ieri sera. Il primo, quello ottimista, è che il nostro Filippo Macchi, appena 22 anni, ha lottato fino alla fine con il campione olimpico in carica del fioretto (mostruoso di suo), Ka Long Cheung, conquistando un grande argento. Davanti a sé, Filippo, nipote della leggenda della schema Nicola, cresciuto a latte e fioretto, ha una strada lunga e costellata da successi.
Il secondo, più realistico, è che l’oro sia sfumato all’ultimo secondo per una decisione arbitrale molto contestata che non avrebbe dovuto esserci.