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Home » Web » Studentessa di criminologia virale su TikTok:”I predatori cercano vittime che camminano così”

Studentessa di criminologia virale su TikTok:”I predatori cercano vittime che camminano così”

È polemica per un video in cui una criminologa racconta lo schema d'azione di un predatore: verità o colpevolizzazione delle vittime?
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino13 Maggio 2025
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donna con capo chino
donna con capo chino (fonte: Unsplash)
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Una studentessa di criminologia, identificata online come Alexandria Taylor, è diventata virale su TikTok qualche tempo fa dopo aver condiviso un video in cui spiega come alcuni predatori scelgano le proprie vittime in base al modo in cui camminano. Il contenuto, successivamente rimosso ma ampiamente ricondiviso sulla piattaforma, ha attirato milioni di visualizzazioni, generando dibattito e interesse in ambito criminologico e sociale.

Il video si basa su uno studio scientifico del 2013 dal titolo “Psychopathy and Victim Selection: The Use of Gait as a Cue to Vulnerability”, in cui ricercatori hanno intervistato criminali violenti detenuti in carcere. Lo scopo era comprendere quali segnali visivi li inducessero a scegliere una determinata persona come potenziale vittima. Il risultato principale? Il modo di camminare era un elemento chiave nel processo di selezione.

@_alf_90_ How to walk for your safety! #women #safety #tips #walking #kidnapping #murder #attacks #fyp ♬ original sound – Ana Laura Fuentes

Secondo lo studio, i predatori tendevano a identificare come più vulnerabili le donne il cui linguaggio del corpo trasmetteva ansia, insicurezza o distrazione. Taylor, nel suo video, sintetizza due categorie comportamentali ricorrenti tra le vittime selezionate:

  • Le donne che camminavano con passi troppo corti per la loro corporatura, braccia aderenti al corpo o incrociate e sguardo rivolto verso il basso erano percepite come più facili da sorprendere. Questa postura trasmetteva insicurezza, ansia e scarsa consapevolezza dell’ambiente circostante.
  • Un altro tipo ricorrente era quello delle donne con un’andatura eccessivamente larga e movimenti delle braccia fluttuanti o scoordinati. Tali caratteristiche davano l’impressione che la persona fosse goffa o impreparata a difendersi fisicamente, rendendola, agli occhi del predatore, un obiettivo più accessibile.

Il video evidenziava anche le caratteristiche opposte. I predatori tendevano a evitare le donne che camminavano in modo coerente con la loro corporatura, mantenendo una postura eretta, spalle indietro, mento alto e uno sguardo vigile e sicuro.

Secondo Taylor, le donne non scelte trasmettevano determinazione e consapevolezza. E questo linguaggio del corpo suggeriva che non sarebbero state facili da intimidire o sopraffare, anzi danno l’idea di poter reagire con forza.

Per quanto sia confermato dagli esperti che i predatori tendono a cercare segnali di vulnerabilità nelle vittime, questo tipo di contenuti rischia di colpevolizzare ulteriormente le donne. Sembra quasi che sia un legittimo senso di paura a renderle vittime sacrificabili, deboli. Altro discorso, invece, è puntare il dito contro il vero e unico problema: l’uomo violento.

A chiusura del video, Taylor ha condiviso un semplice acronimo pensato per aiutare le donne a ridurre la vulnerabilità percepita durante la camminata in luoghi pubblici: STAAR.

  • S (Stride) – Mantenere un passo naturale e proporzionato al proprio corpo.
  • T (Tall) – Camminare eretti, con spalle dritte e testa alta.
  • A (Arms) – Lasciare oscillare le braccia in modo naturale, evitando sia rigidità che movimenti eccessivi.
  • A (Awareness) – Essere consapevoli di ciò che accade intorno, prestando attenzione a segnali o persone sospette.
  • R (Relax) – Non trasmettere paura o tensione: un atteggiamento calmo comunica sicurezza.

Tutto giusto, certo. Ma è sempre cruciale che tutte e tutti si lavori insieme per non rendere più necessario questo schema.

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