Si intitola Stranger in my own skin il documentario sul leader dei The Libertines e dei Babyshambles, Peter Doherty ed è un’opera molto cruda e dolorosa, diretta dalla moglie di Doherty, Katia DeVidas, che mostra molti aspetti della vita del musicista, a partire dall’ansia pietrificante che lo colpisce prima di esibirsi, fino alla sua lunga dipendenza dalla droga.
Doherty oggi si è pienamente ripreso e ora vive sereno in un piccolo paese della Normandia assieme alla compagna musicista, sposata nell’ottobre del 2021, e alla figlia di 5 mesi, Billie-May. Ma prima di arrivare a questo traguardo, ha vissuto anni d’inferno. Nel documentario, realizzato a partire da 200 ore di filmati privati, girati negli ultimi 10 anni, Doherty è spesso immortalato in condizioni precarie dovute all’assunzione di cocaina, crack e addirittura eroina. In una sequenza addirittura si vede mentre si prepara a un’iniezione, con un laccio nero attorno al braccio e la droga pronta sul cucchiaio.
Aveva solo 23 anni quando si fece la prima dose. “Le droghe pesanti sono entrate nella mia vita molto lentamente. E velocemente ne hanno preso il controllo”, ha raccontato. Una spirale senza fine, segnata anche da aneddoti molto particolari. Come quando, durante un tour giapponese con i The Libertines, nascose la droga nella custodia della chitarra. Proprio per la sua situazione quasi irrecuperabile il gruppo si sciolse.
Doherty ebbe poi una relazione di due anni, dal 2005 al 2007, con la super modella Kate Moss. Un rapporto che Doherty ha definito “corsa a ostacoli, con tanti alti e violenti bassi” nella sua autobiografia, A likely Lad.
In un’intervista concessa a New Music Express (NME) Doherty ha detto di non essere più in grado di vedere Stranger In My Own Skin. “È piuttosto pesante guardare un sacco di quelle cose, ma erano tempi diversi”, ha detto. “Mi sento ancora davvero legato a quel ragazzo lassù sullo schermo. Vedo che sono io, ma non credo che sarò in grado di guardarlo di nuovo”, ha poi concluso.