Viviana Mazzoni, una donna di Uggiate Trevano, di 49 anni, è l‘insegnante senza laurea di cui si parla in questi giorni, condannata dalla Corte dei Conti lombarda a pagare circa 250mila euro, dopo essersi finta docente di inglese e tedesco, per almeno vent’anni. La donna, che vive in provincia di Como, avrebbe infatti consegnato ai suoi datori di lavoro, sin dal 2003, false attestazioni comprovanti una laurea in Lingue presso lo IULM di Milano, e un diploma di scuola superiore conseguito presso il Matilde Canossa di Como. Il marito della donna, Massimiliano Palermo, si dice pronto a dimostrare che i titoli di studio non sono stati falsificati e attribuisce l’equivoco a leggerezze burocratiche.
Come riporta il quotidiano Il Giorno, l’indagine nei riguardi della donna inizia nell’ottobre 2020, quando il dirigente di un istituto tecnico di Como, il Caio Plinio, presso cui Mazzoni ha una supplenza, svolge dei controlli e nota “l’apocrifia dei documenti prodotti dalla signora Mazzoni”; scatta allora, la denuncia alla Procura di Como che, nel gennaio 2022, chiede il rinvio a giudizio per le fasulle certificazioni emesse nei due anni precedenti; è solo allora che, grazie a controlli più approfonditi, si viene a sapere che la donna esercita abusivamente mansioni da docente, quasi esclusivamente in supplenza, sin dal novembre 2003: dopo le prime sostituzioni in alcuni istituti del comasco, tra Lurate, Olgiate e Valmorea, Mazzoni, negli anni successivi viene regolarmente chiamata come supplente in scuole della città o della provincia.
Ora, dopo la sentenza definitiva, di lunedì 11 novembre 2023, la Corte dei Conti della Lombardia ha condannato Mazzoni, che peraltro non ha mai risposto alla contestazione dei reati, al pagamento di una somma corrispondente agli stipendi illecitamente percepiti in questi vent’anni di attività. All’interno del documento, si legge
È incontestato che la convenuta abbia ottenuto gli incarichi di insegnamento pur essendo priva dei titoli di studio richiesti dalla legge per rivestire tale ruolo; dalla documentazione prodotta risulta che, in totale spregio della normativa, la Mazzoni non ha mai conseguito non solo la laurea in lingue e letterature straniere, ma nemmeno il diploma magistrale. La prestazione resa in assenza dei requisiti di abilitazione richiesti è una prestazione inutile, se non addirittura pregiudizievole ai fini dell’apprendimento degli studenti; l’erogazione dei relativi compensi costituisce [quindi] un danno per l’amministrazione, danno che la convenuta deve essere condannata a risarcire”
Non si è fatta attendere, però, la replica del marito della donna, Massimiliano Palermo, che proclama alla Provincia di Como l’assoluta regolarità dei titoli presentati, imputando i problemi a leggerezze burocratiche: “Mia moglie ha frequentato l’Istituto Pessina di Como e l’università Iulm, libera università di lingue e comunicazione di Milano, laureandosi nel 2001 in lingue e letteratura straniere con 108 su 110. Sottolineo che le domande negli istituti scolastici sono tutte in autocertificazione e i documenti sono stati presentati su richiesta. Siamo pronti a dimostrare che non è stato falsificato nulla da parte nostra. Ammettiamo un errore materiale, all’inizio, nella compilazione di un documento quando Viviana s’è assunta colpe che non aveva, pensando così di rimediare allo sbaglio. Doveva essere finita lì e invece s’è messo in moto un meccanismo di cui, peraltro, non siamo mai venuti a conoscenza”
Nei mesi scorsi, un altro caso aveva scosso l’ambiente della pubblica istruzione e fatto molto discutere, quello di Paolina De Lio, la professoressa assenteista, che era praticamente stata un fantasma per vent’anni.