Uno dei veleni più letali al mondo, questo è il Novichok (tradotto in lingua italiana significa “Novellino”), che nel 2020 quasi uccise sul colpo Alexei Navalny, tra i principali oppositori politici di Vladimir Putin e morto improvvisamente alcuni giorni fa in circostanze misteriose. Questo veleno fa parte di una classe di potenti neurotossine sviluppate nell’Unione Sovietica ed in Russia tra gli anni ’80 e gli anni ’90, e può essere somministrato in tre modi: per via aerea, in forma liquida o in polvere e può provocare nella vittima sintomi quali spasmi muscolari, danni irreversibili ad organi e tessuti, asfissia ed, infine, arresto cardiaco fatale. Di seguito ripercorriamo le origini e le curiosità su questo veleno, grazie anche alle dichiarazioni di uno degli scienziati che lo ha inventato.
Vladimir Uglev, uno degli scienziati che ha inventato il Novichok spiegò a Repubblica che al suo gruppo di ricerca era stato dato l’incarico di sintetizzare un centinaio di agenti chimici: “Il terzo, il Novichok, fu il più riuscito. Lo produssi per la prima volta nel dicembre del 1975” – disse Uglev a Repubblica nel 2018, raccontando le origini di questo veleno. “Ne abbiamo sintetizzati non più di 2 chili. La maggior parte è stata usata per le sperimentazioni. Per uccidere una persona però bastano 1,5-2 milligrammi. Fate il calcolo voi” Va sottolineato che Uglev, per le sue rivelazioni sul Novichok ha ricevuto delle minacce e intimidazioni molto pesanti, oltre che tentativi di diffamazione.
Il veleno, spiega Uglev, è molto difficile da dosare e per uccidere una persona ne bastano due milligrammi o poco meno, ma dipende anche dall’uso che se ne fa: “Per via intramuscolare, ad esempio, bastano decimi di un milligrammo per uccidere”. Uglev aggiunse anche che è impossibile cancellare le tracce del veleno dal corpo da chi lo ha assunto, neanche con ripetuti lavaggi del sangue. “Non va più via. Lo trovereste anche su una salma riesumata a cinque anni dalla sepoltura”.
Questo potentissimo veleno fa parte di una famiglia di pericolose armi chimiche che fanno uso di agenti nervini, ovvero di gas ad, esempio, che possono venire nebulizzati via aerosol per indebolire se non mettere k.o. una volta per tutte il proprio memico; sia su un campo di battaglia più tradizionale che in forma purtroppo più “discreta”.
Il Novichok, difatti, è stato tristemente usato nel marzo del 2018 in occasione del mancato tentativo di uccidere l’ex spia russa Sergei Skripal, residente nel Regno Unito e, qualche giorno fa la morte improvvisa del dissidente russo Alexei Navalny ha riportato sotto i riflettori dell’opinione pubblica il ruolo che il veleno Novichok può aver giocato non solo nel tentativo fallito di avvelenamento del 2020 dal quale è miracolosamente sopravvissuto, ma anche nella scomparsa ancora non del tutto precisata nelle sue cause del principale oppositore politco di Vladimir Putin.
Sull’episodio del 2020, Uglev ha una sua teoria sul perché il dissidente sia riuscito a soopravvivere: “Saranno entrati nella sua stanza d’albergo e avranno messo uno o due milligrammi sulle sue mutande o sui suoi calzini. La mattina Aleksej si è svegliato, si è fatto la doccia, si è vestito ed è andato all’aeroporto. E poiché il Novichok agisce attraverso la pelle molto più lentamente che per via orale, intramuscolare o inalatoria, ci ha messo più tempo a manifestarsi. Il solvente ha mascherato l’uso del Novichok e indotto il coma che ha rallentato l’effetto del veleno. E probabilmente ha anche salvato Navalnyj”
Tuttavia Uglev sostiene che le vittime del Novichok sono tante e tra queste ha ricordato “Il banchiere Ivan Kivelidi, ucciso nel 1995. Ma non fu la prima vittima. Ci sono stati morti anche fra i militari nei poligoni. Sono convinto inoltre, che con questo agente sia stato ucciso anche il giornalista e deputato Jurij Shchekochikhin”
Ad oggi, i casi di avvelenamento da agenti nervini “novichoks” possono essere trattati con gli antidoti atropina e ossima, ma anche se correttamente medicati con questi antidoti, possono lasciare danni permanenti nell’organismo della vittima.