Margherita delle stelle, film diretto da Giulio Base ed interpretato da Cristiana Capotondi per la Rai, finisce con una Margherita Hack ormai anziana che si muove tra le aule dell’università di Trieste, dove ottiene la cattedra di astronomia, e negli ambienti dell’Osservatorio Astronomico di Trieste, che dirigerà fino al 1987.
In questo modo tira le fila della sua lunga vita e di tutti progressi fatti per permettere a chiunque lo desiderasse, di studiare le stelle. La sua, d’altronde, è una lunga storia che il film ricostruisce proprio dall’inizio. Ossia dalla sua nascita a Firenze nel 1922 all’interno di una famiglia sui generis.
Figlia di una cultura fascista, infatti, Margherita viene educata nel rispetto della libertà, propria ed altrui, da una famiglia che non abbraccia in nessun modo i modelli della dittatura. Per questo motivo, fin da piccola, viene stimolata dal padre Roberto e dalla madre Maria Luisa al ragionamento e alle scelte indipendenti.
Il film di Base, però, mostra anche un volto insolito di Margherita Hack; ossia quello della ragazza atletica e sportiva che, nel culto della forma fisica promosso proprio dal fascismo trova una forma di espressione. D’altronde, come ammette senza nessun tipo di pudori, il gareggiare le ha fatto capire quanto le piaccia vincere.
Una sensazione che continuerà ad accompagnarla attraverso i suoi studi di fisica, che la spingerà a confrontarsi con un mondo scientifico maschilista ma che non farà mai parte del suo rapporto con il marito Aldo De Rosa. Anzi, il loro incontro rappresenta il momento più poetico del film e di una vita incentrata sulla conoscenza.
Attraverso le capacità comunicative di Aldo, infatti, Margherita conosce il valore ed il potere della divulgazione. Oltre a questo, poi, il loro matrimonio viene rappresentato per quello che è stato: il sodalizio di una vita intera. Margherita Hack è morta nel 2013, un anno prima di suo marito. Il patrimonio dell’astrofisica fu al centro di controversie giudiziarie.