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Home » Innovazione » Scienza » Il morbillo negli adulti è pericoloso? Facciamo chiarezza

Il morbillo negli adulti è pericoloso? Facciamo chiarezza

Secondo gli esperti è alle porte un'epidemia di morbillo e la situazione potrebbe degenerare in maniera grave soprattutto per gli adulti.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino10 Aprile 2024Aggiornato:10 Aprile 2024
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tavolo con prodotti medici
Un tavolo con prodotti medici (fonte: Unsplash)
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Il morbillo sta tornando a diffondersi. Le possibilità di un’epidemia di vaste proporzioni è molto alta, come conferma Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive al policlinico San Martino di Genova. E questo può rappresentare un grave pericolo per la popolazione, visto che contratto in età adulta il morbillo può portare a complicanze gravi. La malattia infettiva esantematica, infatti, solitamente colpisce i bambini. Ma cosa cambia negli adulti? Parliamo comunque di una circostanza rara, ma senza meno possibile.

I sintomi sono gli stessi: naso che cola, starnuti, febbre. E, dopo 3-4 giorni di malessere generalizzato, la comparsa delle tipiche macchioline rosse su tutto il corpo. Anche il contagio che avviene tramite contatto con la saliva di una persona già ammalata o per via aerea. Identico anche il tempo di contagiosità che è alto fino a 5 giorni dopo l’arrivo delle macchioline. Cambia com’è naturale il soggetto affetto.

mani con siringa
Una siringa con medicazione (fonte: Unsplash)

Il morbillo negli adulti, ovvero in soggetti di età pari o superiore a 20 anni, colpisce le persone che non sono vaccinate. O che non hanno mai contratto il morbillo in gioventù. In entrambi i casi, infatti, il soggetto non è immunizzato e quindi propenso all’infezione. Affligge anche le persone con malattie debilitanti del sistema immunitario (diabete mellito, AIDS, malattie autoimmuni).

Tra le complicazioni ci sono cecità, legata all’infiammazione del nervo ottico, forme gravi di polmonite e/o encefalite, in potenza fatali. Soprattutto per le categorie a rischio.

Tra queste, ci sono anche le donne in gravidanza che rischiano:

  • polmonite
  • encefalite
  • neurite ottica
  • aborto spontaneo
  • parto pretermine

C’è inoltre la possibilità di contaminare il feto, al momento della nascita, nel caso la donna contraesse la malattia nelle vicinanze del parto. Ecco perché, in caso di infezione solitamente è prevista un’iniezione di immunoglobuline anti morbillo.

Per capire se si è contratto il morbillo basta un tampone naso-faringeo o un esame del sangue. Per quanto riguarda la cura, non esiste una terapia specifica, ma possono solo essere controllati i sintomi specifici. Quindi, via libera agli antipiretici classici. E all’introduzione di liquidi, anche caldi per favorire il decongestionamento. Solitamente la malattia scompare in 2-3 settimane.

Il dottor Matteo Bassetti spinge per una vaccinazione di massa. “La vaccinazione è lo strumento di protezione che il Servizio sanitario nazionale deve mettere in campo. Non è più iniziativa del singolo, ma serve l’intervento dello Stato che deve tutelarsi“.

Il vaccino anti morbillo fa parte del cosiddetto protocollo MPR (M sta per morbillo, P per parotite e R per Rosolia) e per del protocollo MPRV (V sta per varicella), di routine nei bambini. Esso si somministra nei soggetti adulti con due dosi separate da almeno 4 settimane l’una dall’altra. Ed è efficace nel 95%.

Se si prevede di programmare una gravidanza, è buona norma che le donne si vaccinino prima di rimanere incinte. Il vaccino infatti è vietato in gestazione.

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