Considerato il capolavoro di Sergio Leone, C’era una volta in America ha uno dei finali più discussi ed intensi della storia del cinema in cui il personaggio di Noodles (Robert De Niro) si trova finalmente a confronto con la verità. Siamo nel 1968. L’uomo riceve l’invito per partecipare ad un ricevimento organizzato presso l’elegante residenza del senatore Bailey (James Woods).
Prima di prendere parte a questo evento, però, scopre che il politico è legato, in qualche modo, a Deborah (Elizabeth McGovern). La donna, con molta probabilità, è la sua amante. Così, per cercare di fare chiarezza, Doodles la raggiunge nel suo camerino dopo il suo spettacolo teatrale. Ed è qui che i pezzi di un’intera vita cominciano a ricomporsi.
La stessa Deborah, infatti, inizia a parlare di Bailey, dell’uomo potente che è diventato e di come sia ora coinvolto all’interno di un’inchiesta giudiziaria. All’improvviso, però, arriva David, il figlio del senatore. La sua presenza dissolve praticamente qualsiasi dubbio nella mente di Noodles. Il ragazzo, infatti, somiglia in modo incredibile al giovane Max, l’amico “fraterno” che Noodles credeva morte dal lontano 1933.
A quel punto una spiegazione tra i due uomini è d’obbligo. Una volta trovatisi faccia a faccia Max rivolge all’uomo una strana richiesta. L’inchiesta in cui è coinvolto gli rovinerà la vita e la carriera. Oltre a questo, poi, i suoi ex alleati sono decisi ad impedirgli di comparire in tribunale. Per tutti questi motivi, dunque, preferisce morire che rimanere a guardare il dissolversi di tutto.
A farlo, però, deve essere proprio Noodles. Così, infatti, non solo se ne andrà in modo dignitoso ma proverà a ripagarlo di tutto ciò che gli ha tolto in quei lunghi anni. “Ti ho preso tutto, i soldi, la donna. Cosa aspetti a sparare?”. Queste sono le parole con cui Max prova a scuotere Noodles.
L’uomo, però, non cede alla provocazione. Di fronte ai suoi occhi non c’è Max ma Bailey. Per lui, infatti, il suo amico se n’è andato tanti anni fa. Così, decide di andare via ma, mentre si trova sulla strada, vede qualche cosa di particolare. Un camion della spazzatura si avvicina e Max lo raggiunge per poi sparire al suo interno. Almeno è quello che appare agli occhi di Doosley.
Forse e meno doloroso finire tra le lame compattatrici piuttosto che affrontare le proprie responsabilità. Il film, poi, si lascia andare ad un ultimo salto temporale. Siamo nel 1933 e l’ultima immagine è quella di un giovane Noodles che giace sorridente sul letto all’interno del teatro cinese, stordito dall’oppio.
Presentato fuori concorso al 37º Festival di Cannes, è il terzo capitolo della cosiddetta trilogia del tempo, preceduto da C’era una volta il West (1968) e Giù la testa (1971). Al momento della sua uscita in sale nel 1984, però, la pellicola è stata accolta con scarso entusiasmo. Con il tempo, però, l’opinione è completamente mutata. Ad oggi, infatti, C’era una volta in America è considerato uno dei film più belli di sempre.