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Home » Lifestyle » Moda » Che cos’è l’Alta Moda e perché è diversa dal Prêt-à-porter

Che cos’è l’Alta Moda e perché è diversa dal Prêt-à-porter

Alta moda, Haute Couture, un sogno per tutti, una realtà per pochi. Che prende vita a Parigi per due settimane l'anno (proprio ora).
Tiziana MorgantiDi Tiziana Morganti24 Giugno 2024
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Audrey Hepburn in Sabrina
Audrey Hepburn in Sabrina (fonte: Paramount)
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È il sogno di molti, l’aspirazione ad indossare stoffe preziose, tagli sartoriali e la visione di stilisti di fama internazionale. Tutto questo è l’Alta moda, ma non solo. Con questo termine, che è andato a tradurre in qualche modo il francese Haute Couture, si va a definire la creazione stessa di un sogno. Un universo in cui il concetto di bellezza viene trasformato in forme, linee e consistenze tutte da vestire. Le stesse che hanno il compito di dare concretezza ai desideri delle donne, definire i loro diversi volti e, soprattutto, raccontare l’evoluzione sociale.

Per realizzare questa sorta di eterna magia, che viene presentata sulle passerelle parigine due volte l’anno, a gennaio e luglio (quest’anno anticipata a giugno causa Olimpiadi), si necessita di un numero incredibile di ore e, soprattutto, dell’impiego di eccellenze professionali nell’ambito sartoriale. A differenza del Prêt-à-porter, la moda “pronta da portare”, per le donne comuni, realizzata in serie, a livello industriale, e con meno attenzione ai dettagli. Stabilito questo, però, quando è nata formalmente l’Alta moda?

Dal sarto allo stilista

Un'immagine di Elsa Schiaparelli negli anni venti
Un’immagine di Elsa Schiaparelli negli anni ’20- Vanity Fair

Tutto inizia nel XIX con Charles Frédérick Worth. È proprio lui che trasforma la figura del sarto in quella di stilista da couture. Nel 1857, infatti, apre il suo atelier a Parigi ed introduce l’abitudine di presentare la sue creazioni con una sfilata per ogni stagione. Un piccolo gesto rivoluzionario che ha modificato definitivamente il processo di realizzazione e, soprattutto, acquisto. Da quel momento, infatti, più clienti hanno la possibilità di comprare lo stesso abito realizzato su misura per loro.

Gli anni d’oro dell’alta moda, comunque, sono rappresentati, senza alcun dubbio, dal decennio che va dal ’20 al ’30. Lasciata la Belle Époque alle spalle con la fine del primo conflitto mondiale, il costume inizia a cambiare radicalmente e ad offrire una nuova visione della donna, più moderna e non più schiava dei corsetti.

A fare da padrone sono linee pulite, stoffe innovative come il jersey e dei tagli sartoriali prima non sperimentati. In particolare a portare il vessillo della novità sono delle donne destinate a fare la storia della moda. Si tratta, ovviamente, di Coco Chanel, Madaleine Vionnet e Elsa Schiaparelli. Quest’ultima, poi, ha sempre concepito la realizzazione di un abito come una vera e propria reinterpretazione artistica.

L’alta moda dopo la Seconda Guerra Mondiale

Il New Look di Dior
Il New Look di Dior lanciato nel 1947 – Fonte: Vogue

Il secondo conflitto mondiale, però, ha causato un pericolo di arresto all’interno dell’Alta moda francese. Parigi, infatti, cade sotto l’occupazione tedesca e, da quel momento, diventa un’impresa anche l’acquisto di stoffe pregiate da parte degli atelier. Si deve aspettare la liberazione nel 1944 per riprendere in mano le sorti dell’ Haute Couture, anche se l’atmosfera non sembra essere delle migliori.

I lunghi anni di guerra, infatti, hanno traumatizzato la società che non vede nella moda una risorsa vitale e, soprattutto, un modo per allontanarsi dal terrore subito. A cambiare completamente la corrente, però, arrivano due stilisti entrati nella storia che, oltretutto, sono riusciti a consegnare una nuova visione della donna. I nomi sono quelli di Christian Dior e Balenciaga. Il primo lancia nel 1947 la collezione New Look, consegnando al pubblico femminile una silhouette  totalmente caratterizzata da vita minuscola e una gonna lunga a ruota. Il tutto completato da guanti, cappello, e scarpe con tacchi.

Un modello Balenciaga
Un modello Balenciaga degli anni ’50 (fonte: Vogue)

Cristóbal Balenciaga, invece, ha regalato alle donne il sogno d’indossare una vera e propria opera d’arte. I suoi abiti, infatti, s seguivano sempre delle linee  particolari, assolutamente innovative e mai scontate. All’interno dell’ambiente,  si diceva che quello che faceva Balenciaga, gli altri stilisti lo avrebbero presentato sulle passerelle due anni dopo. In sostanza, dunque, aveva una visione assolutamente futuristica attraverso la quale veicolava una bellezza raffinata. A differenza di Dior, però, le sue creazioni erano anche molto comode da indossare a dispetto dell’architettura apparente.

Il rosso Valentino
Los storico rosso Velntino – Fonte: Vogue

Una scia, quella della vestibilità, sostenuta da sempre anche da Coco Chanel. E proprio negli anni del dopo guerra nasce propone i suoi iconici tailleur e lo storico petite robe noire. Per finire, però, non si può parlare di Alta moda senza citare Valentino. Se fino gli anni Cinquanta il centro di ogni creazione era esclusivamente Parigi, con l’avvento del nuovo decennio le cose cambiano e l’Italia comincia a costruire la sua fama. Nel 1962, infatti, un giovane Valentino presenta la sua prima sfilata a Palazzo Pitti a Firenze ed è subito un grande successo. Un momento che, a posteriore, rappresenta la scintilla creatrice di un mito di stile ed eleganza che perdura ancora oggi.

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