Nel mondo dell’arte il nome dei Guggenheim risuona in modo familiare ormai da diversi decenni. A loro, infatti, si deve gran parte del panorama artistico del ‘900 e l’eredità di musei e collezioni dal valore inestimabile. Ad iniziare il percorso è stato Solomon Guggenheim, cui è intitolato l’omonimo museo di New York. Nonostante questo, però, a raggiungere la fama dal punto di vista popolare è la nipote Peggy, figlia di Benjamin, morto nel naufragio del Titanica. Peggy, infatti, diventa un vero e proprio personaggio all’interno dell’ambito artistico e sociale, legando la sua esistenza all’Europa e, in particolare, alla città di Venezia.
Peggy, una newyorker bohémien
Marguerite Guggenheim, detta Peggy, nasce a New York il 26 agosto 1898. La sua famiglia aveva costruito la fortuna attraverso l’estrazione mineraria e l’industria dell’acciaio. Nonostante questo, però, l’interesse per la cultura ha rappresentato sempre un aspetto importante della loro esistenza. Peggy, infatti, inizia a lavorare in una libreria di New York, la Sunswise Turn. Qui frequenta importanti circoli e salotti, dove conosce molti intellettuali dell’epoca. Uno di questi è Laurence Vail, un pittore squattrinato del movimento dadaista. Ed è proprio grazie a lui che entra in contatto con il movimento dell’avanguardia. Ad aprirgli veramente le porte dell’ambiente artistico, però, è il suo trasferimento a Parigi dopo il matrimoni con Vail. Qui, infatti, inizia a frequentare i salotti bohémien.
Il matrimonio con Vail, però, non è destinato a durare a lungo. Dopo il divorzio, avvenuto nel 1928, comincia il suo pellegrinaggio attraverso lEuropa con i due figli avuto dal loro rapporto. In modo particolare a Londra inaugura la galleria Guggenheim Jeune, insieme a Jean Cocteau. Un primo passo verso un futuro che l’avrebbe fatta passare, a suo modo, alla storia artistica come più grande e fervente sostenitrice dell’avanguardia europea. Tra le opere acquistate spiccano i nomi di grandi artisti come Francis Picabia, Pablo Picasso, Georges Braque, Salvador Dalí, Piet Mondrian e Constantin Brâncuşi.
Il ritorno a New York e l’amore per Venezia
A strapparla momentaneamente dall’ambiente europeo è il secondo conflitto mondiale. L’avanzata dell’esercito tedesco verso Parigi, infatti, la spinge a tornare a New York. Nella sua città inaugura la galleria Art of This Century dove, per la prima volta, trova uno spazio espositivo Jackson Pollock. Da quel momento, dunque, Peggy diventa la più grande sostenitrice del surrealismo, aprendo la società americana agli artisti europei. I suoi anni newyorkesi, però, durano poco. Dopo un secondo matrimonio terminato velocemente in soli due anni, infatti, con la fine del conflitto mondiale torna in Europa. Questa volta, però, a conquistare la sua attenzione è Venezia, dove trascorrerà gran parte della sua esistenza.
Qui, infatti, la sua collezione viene esposta per la prima volta alla XXIV edizione della Biennale d’arte nel 1948. Nello stesso anno, poi, acquista Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande. Qui trasferisce la sua collezione che nel 1949 viene aperta al pubblico. Nel corso degli anni, poi, Peggy decide di donare tutto alla Fondazione Solomon Guggenheim, dopo che la stessa offerta viene rifiutata dalla città di Venezia. Da quel momento, fino alla sua morte avvenuta a 81 anni nel 1979, la sua esistenza è stata dedicata al sostegno degli artisti emergenti come, ad esempio, Edmondo Bacci e Tancredi Parmeggiani. E, ancora oggi, il Guggenheim, dimostrazione tangibile della sua eredità, rimane uno dei gioielli più preziosi della Serenissima.