Arancia Meccanica, in originale A Clockwork orange, è un titolo ricco di significati allegorici, creato da Anthony Burgess per il suo romanzo distopico del 1962 e portato sul grande schermo, dieci anni dopo, da Stanley Kubrick. Esso combina elementi organici e vitali con la rigidità e la meccanicità, alludendo al condizionamento morale che la società impone alle persone. L’espressione deriva, probabilmente, dal Cockney as queer as a clockwork orange, ovvero strano come un’arancia meccanica, e riflette l’ossimoro tra la vitalità di un’arancia e la freddezza meccanica di un ingranaggio. Il protagonista, Alex DeLarge, un adolescente violento e amante della musica classica, incarna questa contraddizione.
La storia, infatti, esplora il concetto di libero arbitrio. E si interroga su quanto sia umano togliere a qualcuno la capacità di scegliere tra il bene e il male. Attraverso la controversa “Cura Ludovico”, grazie alla quale Alex è artificialmente indotto a odiare la violenza, il protagonista subisce un condizionamento che lo priva della possibilità di scegliere, trasformandolo in un “arancia meccanica”, appunto, apparentemente umano, ma privato dell’essenza stessa della sua umanità.
Burgess ideò il titolo anche ispirandosi alla parola malese “orang” (uomo), suggerendo così l’idea di un “uomo meccanico”.
Alex, leader di una gang di giovani delinquenti dediti all’ultraviolenza in una Londra futuristica, rappresenta il lato più oscuro e anarchico della libertà. Tuttavia, il trattamento che subisce non lo redime né lo migliora, ma lo rende incapace di compiere il male per costrizione fisica e psicologica. Questo solleva una domanda cruciale: privare un individuo della capacità di scegliere tra il bene e il male lo rende meno umano?
Burgess stesso vedeva il titolo come un’allegoria dell’imposizione di una moralità meccanica su un organismo vivo. La critica al sistema emerge anche nel modo in cui la società descritta nel romanzo e nel film tenta di risolvere il problema della violenza giovanile non con l’educazione, ma con metodi che annullano l’umanità e la possibilità di scegliere tra bene e male.
Kubrick, nel suo adattamento cinematografico, amplifica questi temi, ponendo al centro il dilemma morale. Il libero arbitrio, anche quando porta al male, è una componente essenziale della condizione umana? La storia non offre risposte definitive, lasciando allo spettatore e al lettore il compito di riflettere sul significato di moralità, controllo e libertà.