Un documentario su Dario Argento non è mai un’opera come le altre. E Profondo Argento, di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa, non fa eccezione. A partire dal titolo che si rifà forse al più noto film del maestro del brivido, Profondo rosso. In questo senso, il film si propone di raccontare la parte meno nota e più intima di Argento. Il regista è accompagnato in questo viaggio nella memoria dalla figlia Asia, dall’autore bestseller e regista Donato Carrisi, dal direttore della fotografia Luciano Tovoli e tanti altri. Tutto questo, con rari materiali d’archivio.
Nato a Roma il 7 settembre del 1940, Dario Argento è uno dei più acclamati registi italiani nel mondo. Specializzato in un genere, l’horror, a cui l’Italia ha contribuito con tanti autori degni di nota da Mario Bava a Lucio Fulci.
Come loro Argento è oggetto di un culto trasversale e appassionato. La sua produzione, ricchissima, può vantare dei veri film di culto come L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code, 4 mosche di velluto grigio, Profondo rosso, Suspiria, Inferno, Tenebre, solo per citarne alcuni.
Il documentario affronta molti temi cari ad Argento. Dalla famiglia – con la madre Elda appartenente alla famosa dinastia di fotografi Luxardo e il padre produttore, Salvatore – l’amore per il cinema, esercitato prima come critico e sceneggiatore (suo lo script di C’era una volta il West, primo capitolo della Trilogia del Tempo di Sergio Leone). Poi con la regia. Poi l’amore per l’architettura e la musica, il rapporto con le figlie Fiore e Asia. E anche il suo lato più leggero.