Lea Pericoli è stata una delle più grandi tenniste italiane. Al termine della sua attività agonistica ha lavorato giornalista e commentatrice televisiva, diventando la prima donna nella nostra nazione a raccontare il tennis.
Nata a Milano il 22 marzo del 1935, sotto il segno dell’Ariete, Pericoli vive a lungo in Africa, in particolare ad Addis Abeba in Etiopia, dove il padre Filippo lavora come imprenditore. Si trasferisce in Italia nel 1952, a 17 anni, dopo aver studiato in un collegio di suore irlandesi a Narobi, in Kenya. E aver vissuto sulla sua pelle il dramma della Seconda Guerra Mondiale, sul fronte africano.
Proprio negli anni ’50 si appassiona al tennis, complice il padre di Paolo Bertolucci che in Versilia la fa innamorare di questo sport elegante. Che lei interpreta con altrettanta classe. Non è un caso che il grande giornalista Gianni Clerici, l’abbia ribattezzata La Divina. Pericoli è a lungo numero 1 italiana. Raggiunge gli ottavi al Roland Garros per quattro anni (1955, 1960, 1964 e 1971). E a Wimbledon (1965, 1967 e 1970).
Visto che il tennis è uno sport in cui lo stile conta, è una delle prime donne a indossare la gonna corta. Sempre con grande garbo e senza cadute. Siamo a Wimbledon, il torneo più importante al mondo. E lo stilista britannico Ted Tinling le suggerisce di accorciare la gonna per correre meglio nel match contro la spagnola Maria Josefa de Riba. Lea ha poco più che 20 anni e detta moda.
In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ricorda:
“Ho giocato con tenute estremamente coraggiose, anche se sapevo scegliere i momenti. Se dovevo affrontare le più forti, tipo Billie Jean King, la numero uno, che peraltro una volta ho battuto, stavo più sul classico. Non volevo rischiare critiche, essere accusata di distrazioni, di pensare più all’abbigliamento che al gioco. Diciamo che ho sempre saputo osare ma con intelligenza“.
Sposò nel 1964 il designer Tito Fontana. Fu anche compagna del tennista Umberto Bitti Bergamo. Pericoli è sopravvissuta al cancro in due occasioni. La prima, per un carcinoma dell’utero, nel 1972, quando ancora era in attività. E poi nel 2012, a un tumore al seno. Fu una delle prime testimonial nella lotta contro i tumori. Al Corriere della Sera disse:
“Non fu coraggio, mi creda. Fu piuttosto una richiesta d’aiuto, uno sfogo. Se ti tieni tutto dentro, se passi il tempo a piangerti addosso, è peggio. E ti viene l’angoscia“.
Nel 1974 inizia la sua carriera come giornalista al quotidiano di Indro Montanelli, Il Giornale, dove scrive di moda, legandosi in maniera fraterna a Montanelli. Spazia anche nella recitazione al fianco di Roberto Herlitzka in una puntata della miniserie televisiva Nucleo Centrale Investigativo. Ma è per le telecronache di tennis, su Telemontecarlo ma non solo, che il pubblico la ricorda con affetto. Anche in quel frangente, è stata simbolo di classe.