Gabriele D’Annunzio avrebbe potuto bloccare la Marcia su Roma, di fatto cambiando le sorti politiche e storiche dell’Italia. Su di lui, infatti, i vecchi liberali come Francesco Saverio Nitti puntavano per avere una sponda contro Mussolini. Invece, l’incontro che avrebbe dovuto avere luogo, il 15 agosto 1922, nella sua residenza del Vittoriale, non ci fu. E il Vate non riuscì a far desistere il futuro Duce dai suoi propositi, che si realizzarono il 28 ottobre del 1922, data in cui i fascisti attuarono un vero colpo di stato. Ma perché l’incontro non si tenne? Secondo lo storico Pietro Gibellini, già professore ordinario di Letteratura italiana all’Università Cà Foscari di Venezia, presidente dell’edizione nazionale delle opere di D’Annunzio, fu colpa del temperamento focoso del poeta.
In “L’arcangelo caduto – Il misterioso incidente del 1922 nelle parole dello scrittore” (Edizioni Ianieri), Gibellini racconta della famosa caduta dalla finestra di D’Annunzio, la sera del 13 agosto 1922 precipita da una finestra del Vittoriale. Si frattura il cranio e resta in stato di incoscienza per molti giorni, salvo poi riprendersi. Fuori tempo massimo per poter incidere sul lavoro diplomatico ai fianchi di Mussolini.
Cos’era successo? D’Annunzio era a cavalcioni sulla finestra, su di giri. E aveva appena fatto delle avances alla sorella più giovane della sua fidanzata, la pianista Luisa Bàccara. La reazione della giovane Jolanda gli avrebbe fatto perdere l’equilibrio. “Un fatto colposo, insomma, per una intemperanza galante“, scrive Gibellini.
Dunque, la caduta non fu orchestrata in qualche modo dal politico di Predappio per togliere di mezzo una figura che considerava inutile, pur se ancora di grande fascino, per le Camicie Nere. Gibellini, invece, racconta un’altra storia. E cita a supporto della sua tesi la testimonianza oculare del giardiniere del Vittoriale, Faustino Andreoli. E alcune frasi pronunciate dal poeta nella convalescenza.
Questa intemperanza ha cambiato la Storia? Non possiamo dirlo, ma di certo contribuisce a definire ulteriormente due figure forse agli antipodi, ma con un animo oscuro molto marcato.