Negli ultimi decenni, il numero di centenari nel mondo è aumentato in modo significativo, diventando la fascia di popolazione in più rapida crescita. Ma cosa permette ad alcune persone di superare il secolo di vita? Una nuova ricerca pubblicata su GeroScience ha analizzato il sangue di oltre 44.000 persone per identificare i fattori biologici associati alla longevità eccezionale. Lo studio, condotto su dati svedesi raccolti nell’arco di 35 anni, ha evidenziato che i centenari condividono un profilo di biomarcatori del sangue più stabile e favorevole rispetto ai loro coetanei meno longevi. Questi risultati suggeriscono che il metabolismo, l’infiammazione e la funzione di fegato e reni potrebbero giocare un ruolo cruciale nel determinare chi riesce a vivere più a lungo.

I ricercatori hanno analizzato dodici biomarcatori presenti nel sangue, legati a processi metabolici, infiammatori, alla funzione epatica e renale, nonché a stati di anemia e malnutrizione. Tra questi, livelli di glucosio, creatinina e acido urico sono risultati più bassi nei centenari sin dalla mezza età. Questi parametri sono già noti per essere associati a malattie metaboliche e cardiovascolari, e il fatto che nei centenari risultino più stabili nel tempo potrebbe indicare una maggiore protezione contro tali patologie. Al contrario, livelli troppo bassi di colesterolo e ferro sembrano ridurre le probabilità di raggiungere il secolo di vita, suggerendo che un equilibrio nei parametri metabolici sia più importante di valori estremi considerati “ottimali”.
Uno degli aspetti più interessanti dello studio è che i centenari, rispetto ai loro coetanei meno longevi, raramente mostravano valori di biomarcatori estremamente alti o bassi, rimanendo piuttosto in un intervallo intermedio e stabile nel tempo. Questo potrebbe significare che la longevità non è necessariamente legata a valori eccezionalmente “buoni”, ma piuttosto a una regolazione efficiente del metabolismo e degli altri processi fisiologici.
La ricerca suggerisce anche che la genetica non è l’unico fattore determinante per raggiungere i 100 anni. Lo studio non è stato in grado di stabilire con certezza quali aspetti dello stile di vita influenzino direttamente i biomarcatori, ma è plausibile che una dieta equilibrata, un consumo moderato di alcol e una buona gestione dello stress contribuiscano a mantenere stabili questi valori nel tempo. Inoltre, la presenza di biomarcatori più favorevoli già a partire dai 65 anni suggerisce che il processo che porta alla longevità inizia molto prima della vecchiaia e potrebbe essere influenzato da abitudini consolidate nel corso della vita.