L’intelligenza artificiale sta per rivoluzionare il sistema fiscale italiano, ma non senza rischi. Durante una recente audizione parlamentare, la Banca d’Italia ha lanciato un monito che dovrebbe far riflettere tutti i contribuenti: l’impiego dell’AI nei controlli fiscali, pur promettendo efficienza senza precedenti, porta con sé pericoli concreti che potrebbero tradursi in errori, contenziosi e costi aggiuntivi per chi paga le tasse.
Il percorso di digitalizzazione del fisco italiano ha già dato frutti significativi. L’introduzione della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi ha rafforzato il Sistema informativo tributario, contribuendo a una riduzione del tax gap. Secondo l’ultima relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la propensione all’evasione fiscale e contributiva si è attestata su 82 miliardi di euro, con una diminuzione del 6% tra il 2017 e il 2021.
Su queste fondamenta si innesta ora il potenziale dell’intelligenza artificiale. Come sottolineato da Giacomo Ricotti, Capo del servizio Assistenza e consulenza fiscale di Bankitalia, questa tecnologia amplia notevolmente la possibilità di sfruttamento dei dati, aprendo scenari fino a pochi anni fa impensabili. L’AI può abilitare applicazioni sofisticate come l’analisi predittiva dei comportamenti e del rischio di evasione, arrivando a delineare un accertamento svolto in tempo reale attraverso l’esame continuo di banche dati come l’anagrafe tributaria e quella dei conti correnti.
La recente riforma fiscale, in particolare il decreto accertamento, ha già dato impulso all’uso dell’intelligenza artificiale in chiave predittiva, affidando il compito a una task force congiunta tra Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza. Ma quali sono i rischi concreti per i contribuenti?
Il primo e più inquietante pericolo è quello delle cosiddette allucinazioni dell’algoritmo. Questo termine tecnico descrive la situazione in cui l’intelligenza artificiale commette errori, generando risultati distorti o completamente errati. Ciò può accadere perché i modelli di machine learning non sono infallibili o, peggio ancora, perché vengono influenzati da bias presenti nei dati con cui sono stati addestrati. Dati incompleti o discriminatori possono portare l’algoritmo a conclusioni fallaci, con conseguenze pesantissime nel rapporto tra fisco e contribuente.
Una risposta errata fornita da un sistema di AI a un cittadino o a un’impresa si scontra direttamente con il principio del legittimo affidamento, ovvero il diritto del contribuente di potersi fidare delle indicazioni fornite dall’amministrazione. Il risultato sarebbe una spirale di controversie giudiziali e, in ultima analisi, una perdita di fiducia nell’operato dell’amministrazione fiscale.
Il secondo rischio riguarda la natura stessa del funzionamento dei modelli di AI generativa, come i Large Language Models. A differenza del ragionamento umano, che può evolvere e adattarsi a nuove circostanze, le dinamiche cognitive dell’intelligenza artificiale non operano su regole deterministiche ma generano risultati sulla base di pattern appresi durante il training dei dati a disposizione.
Questa caratteristica, se applicata a contesti delicati come le risposte agli interpelli fiscali, rischia di ingessare l’interpretazione normativa. Le soluzioni generate dagli algoritmi sarebbero inevitabilmente ancorate alla logica del precedente, come spiega l’analisi di Banca d’Italia. L’intelligenza artificiale si comporterebbe come un vecchio burocrate, incapace di apportare quell’innovazione interpretativa necessaria per adattare le norme a un contesto economico e sociale in continua evoluzione. Si creerebbe così un paradosso: una tecnologia proiettata al futuro che, di fatto, blocca l’evoluzione del diritto tributario.

Il terzo allarme lanciato da Via Nazionale riguarda l’aumento del contenzioso fiscale. Gli errori sistematici generati dall’intelligenza artificiale potrebbero moltiplicare le situazioni in cui i contribuenti si trovano costretti a contestare accertamenti errati o risposte inadeguate. Questo non solo comporterebbe un aggravio di costi per i cittadini e le imprese, ma intaserebbe ulteriormente il sistema giudiziario tributario, già oberato di cause pendenti.
Il quarto e ultimo rischio identificato riguarda i costi di implementazione e gestione dei sistemi di intelligenza artificiale. L’adozione di tecnologie così complesse richiede investimenti significativi e, spesso, il ricorso a provider esterni per la gestione delle infrastrutture tecnologiche. Questo scenario solleva interrogativi cruciali sulla protezione dei dati sensibili dei contribuenti e sulla sicurezza informatica del sistema fiscale.
La complessità dei sistemi di AI richiede competenze altamente specializzate per la manutenzione e l’aggiornamento continuo. Senza adeguati investimenti in risorse umane qualificate, il rischio è quello di ritrovarsi con strumenti potenti ma poco controllabili, che operano come scatole nere incomprensibili anche per chi dovrebbe supervisionarli.
Di fronte a questi rischi, Banca d’Italia sottolinea con forza la necessità di mantenere la supervisione umana al centro del processo decisionale. L’intelligenza artificiale deve essere vista come uno strumento di supporto, non come un sostituto del giudizio umano. Solo attraverso un equilibrio tra efficienza tecnologica e controllo umano sarà possibile sfruttare i benefici dell’AI senza esporre i contribuenti a errori potenzialmente costosi.
La sfida per il sistema fiscale italiano è dunque quella di governare una tecnologia tanto potente quanto potenzialmente fallibile, garantendo che l’innovazione non vada a scapito dei diritti e delle garanzie dei contribuenti. In un settore delicato come quello tributario, dove sono in gioco i risparmi e la serenità economica di milioni di persone, la prudenza non è mai troppa.
Per i contribuenti, questo scenario impone una maggiore attenzione e consapevolezza. Sarà sempre più importante conservare accuratamente la documentazione fiscale, verificare attentamente le comunicazioni ricevute dall’Agenzia delle Entrate e, in caso di dubbi o incongruenze, non esitare a richiedere chiarimenti o a rivolgersi a professionisti del settore. La tecnologia può sbagliare, e quando lo fa con le tasse, le conseguenze possono essere serie.



