Le condizioni di Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma già da un mese per una complessa polmonite bilaterale, sembrano migliorare progressivamente. Nel frattempo, si celebra oggi il 12esimo anniversario della sua elezione, avvenuta proprio il 13 marzo 2013 in seguito alle dimissioni papali di Benedetto XVI. Ripercorriamo in questa occasione le più importanti tappe di un pontificato in cui, pur non senza polemiche, è riuscito a conquistare milioni di fedeli in tutto il mondo.
Jorge Mario Bergoglio si presenta fin da subito come un papa fuori dal comune: primo gesuita e primo latinoamericano a diventare pontefice, sceglie il nome di Francesco – mai usato prima – in onore dell’omonimo santo di Assisi. Questa decisione è considerata da molti segno di umiltà e semplicità, concetti che in effetti proverà a diffondere e infondere nella Chiesa negli anni successivi. Nel suo primo discorso pubblico, rivolto ai fedeli raccolti in piazza San Pietro, indossa un semplice abito bianco, facendo a meno del tradizionale abito corale corredato di scarpe rosse solitamente usati per quell’occasione; e prima ancora di benedire la folla chiede sommessamente di pregare per lui.
Si ispira a San Francesco d’Assisi anche l’attenzione del nuovo papa verso i poveri, i detenuti, gli emarginati, i migranti e le vittime dei tanti conflitti che straziano il mondo: un’attenzione che rivolge fin da subito, con una spontaneità che spesso spiazza i fedeli e fa storcere il naso ad alcuni esponenti della politica italiana e internazionale; non pochi contrasti nascono ad esempio tra Donald Trump e il papa, che nel 2016 dichiara: “Una persona che pensa solo a costruire muri, di qualunque natura siano, e non a costruire ponti, non è cristiana”. Francesco non si fa problemi a puntare il dito contro le guerre in corso e a fare appelli per la pace e l’accoglienza, e a denunciare varie problematiche che affliggono la società (cambiamenti climatici, povertà, intolleranza, violenza di genere).

Neanche la Chiesa stessa è esente da critiche agli occhi del Pontefice, che anzi si propone di riformarla in numerosi aspetti: il Collegio Cardinalizio viene modificato, accogliendo rappresentanti di più aree del mondo invece di privilegiare Italia ed Europa; viene riformato il Codice Penale vaticano, adeguandolo alle normative internazionali e inasprendo le pene per i reati di corruzione; viene istituita una commissione referente che supervisioni le questioni economiche della Santa Sede; viene fondata una commissione pontificia per la protezione dei minori, in contrasto alla pedofilia e ai comportamenti sessuali inappropriati nella Chiesa.
Più in generale, i membri del clero vengono esortati a una maggiore sobrietà e semplicità, sia nelle abitudini che nel modo di rivolgersi ai fedeli (è in questo contesto che Francesco esprime la sua idea di omelia perfetta). I numerosi viaggi apostolici che il pontefice compie puntano non solo a raggiungere e “abbracciare” i cattolici di tutto il mondo, ma anche a dialogare con altre confessioni cristiane e con altre fedi religiose (Islam ed ebraismo su tutte).
Nonostante papa Francesco sia considerato da molti un “progressista”, le polemiche non mancano neanche nel suo caso, ad esempio in tema di omosessualità: dal rifiuto di nominare ambasciatore francese nella Santa Sede un diplomatico gay al chiacchieratissimo sfogo sulla presunta frociaggine nella Chiesa, le recenti posizioni di Francesco sull’argomento cozzano con l’accomodante “Chi sono io per giudicare?” con cui aveva risposto a una domanda su una ipotetica lobby gay in Vaticano all’inizio del suo pontificato, mostrando tutte le contraddizioni di un leader religioso che, per quanto moderno e riformista rispetto ai suoi immediati predecessori, rimane comunque ancorato a un rigido sistema ancora ricco di secolari preconcetti.