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Home » Ambiente » Animali » I lupi bianchi di Trono di Spade non sono più estinti: il DNA li ha riportati in natura (e sono bellissimi)

I lupi bianchi di Trono di Spade non sono più estinti: il DNA li ha riportati in natura (e sono bellissimi)

I lupi resi celebri da Trono di Spade, sono tornati in vita grazie all’ingegneria genetica, usato un DNA antico per ricreare esemplari vivi.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino8 Aprile 2025
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Lupacchiotti bianchi
Lupacchiotti bianchi (fonte: People)
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I lupi bianchi di Trono di Spade, che nell’universo creato da George RR Martin si chiamano meta-lupi, non sono più soltanto creature leggendarie o preistoriche: oggi camminano di nuovo sulla Terra. Tre esemplari vivi di questo genere di lupo, l’Aenocyon dirus, detto lupo terribile, un’antica specie scomparsa oltre 10.000 anni fa, sono stati riportati in vita grazie a una complessa operazione di ingegneria genetica condotta da Colossal Biosciences. I cuccioli, chiamati Romulus, Remus e Khaleesi, sono stati cresciuti in una riserva naturale tenuta segreta, lontano da occhi indiscreti, per proteggerli. Non si tratta di cloni, ma di organismi vivi creati attraverso la riscrittura del genoma di animali moderni per ricostruire, pezzo per pezzo, il profilo genetico dell’antico lupo terribile.

L’operazione ha avuto inizio grazie al recupero di DNA da due reperti fossili straordinariamente ben conservati: un dente risalente a 13.000 anni fa e un cranio di 72.000 anni. Analizzando e decifrando queste informazioni genetiche, i ricercatori hanno potuto riscrivere il codice del lupo grigio moderno per renderlo compatibile con quello del suo cugino preistorico. Il DNA ricreato è stato poi inserito in cellule ospiti, e infine, con l’aiuto di madri surrogate appartenenti a razze canine domestiche, sono nati i tre cuccioli.

Jon Snow con un cucciolo di lupo
Jon Snow con un cucciolo di lupo (fonte: HBO)

Sin dai primi mesi di vita, Romulus e Remus hanno mostrato caratteristiche che li distinguono dai normali cani o lupi grigi: a sei mesi pesano già 80 libbre (circa 36 kg), misurano 1,20 m di lunghezza e promettono di crescere fino a 180 cm e 70 kg. Ma il tratto più distintivo è il loro comportamento. Non cercano l’interazione con l’uomo, si tengono distanti, mostrano reazioni di fuga anche verso chi li ha cresciuti. Questo atteggiamento conferma che il loro patrimonio genetico è effettivamente quello di un animale selvatico e non domestico.

Il progetto rientra in una più vasta missione di Colossal Biosciences per riportare in vita specie estinte. Fondata nel 2021, l’azienda impiega oggi oltre 130 scienziati e ha già compiuto esperimenti significativi, come la creazione del “topo lanoso” con caratteristiche del mammut, ottenuto tramite DNA del pachiderma estinto. Tra gli obiettivi futuri ci sono anche il dodo, la tigre della Tasmania e ovviamente il mammut lanoso.

Dietro questa che può sembrare una trovata da fantascienza o da parco tematico si cela una visione ambiziosa: usare le stesse tecniche per salvare specie attualmente a rischio. Secondo il Center for Biological Diversity, entro il 2050 potremmo perdere fino al 30% della biodiversità genetica del pianeta. Tecnologie di de-estinzione come questa potrebbero invece servire a rafforzare la resilienza genetica di animali in pericolo, come l’elefante asiatico o il lupo rosso americano.

Per Colossal, riportare in vita animali come i lupi bianchi non è solo un esercizio di potere tecnologico, ma un atto di responsabilità verso un mondo che l’uomo ha purtroppo alterato.

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