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Home » Lifestyle » Cosa vuol dire essere sibling, ovvero fratello o sorella di persone con disabilità e neurodivergenze

Cosa vuol dire essere sibling, ovvero fratello o sorella di persone con disabilità e neurodivergenze

Uno stato che va oltre la fratellanza, essere sibling vuol dire ricoprire un ruolo chiave nella società, purtroppo non evidenziato.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino9 Aprile 2025
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due fratelli che si abbracciano
due fratelli che si abbracciano (fonte: Unsplash)
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Il termine sibling non indica semplicemente un fratello o una sorella, ma assume una connotazione specifica: si riferisce ai fratelli e alle sorelle di persone con disabilità fisiche, cognitive o condizioni del neurosviluppo, come l’autismo, l’ADHD o la sindrome di Down. In questo ambito, il termine viene utilizzato in modo tecnico, soprattutto nella letteratura psicologica e nei programmi di supporto familiare.

Essere sibling, dunque, comporta implicazioni emotive, sociali e pratiche profonde, come si può notare nel film, ora al cinema, La vita da grandi, ispirato alla vera storia dei fratelli Tercon.

Il fratelli Tercon sul set di La vita da grandi
Il fratelli Tercon sul set di La vita da grandi (fonte: 01 Distribution)

I sibling, infatti, si trovano frequentemente a svolgere ruoli complessi e sfaccettati, che possono includere supporto emotivo per i genitori e il familiare disabile e mediazione nei contesti sociali o educativi.

Secondo un report del Sibshop Program (una rete di supporto statunitense riconosciuta dall’American Academy of Pediatrics), molti sibling vivono esperienze di ambivalenza emotiva: amore e senso di protezione, ma anche frustrazione, senso di colpa o invisibilità. Questo equilibrio delicato può avere ripercussioni sullo sviluppo identitario e relazionale, specialmente durante l’adolescenza.

Nei casi più difficili, come spiegato nella ricerca pubblicata sul Journal of Child and Family Studies (2019), i sibling possono manifestare livelli più elevati di ansia, senso di isolamento o responsabilizzazione precoce, ma anche una maggiore empatia, tolleranza e capacità di problem solving rispetto ai coetanei. Quando però le difficoltà si moltiplicano, si parla di sovraccarico da cura (burden of care), una condizione studiata in ambito geriatrico e ora applicata anche alle relazioni familiari nelle disabilità permanenti.

A livello sociologico, l’identità dei sibling è rimasta per lungo tempo marginale e poco rappresentata nei discorsi pubblici, anche nel settore del welfare. Solo negli ultimi due decenni è emersa la necessità di dare voce a queste persone come parte attiva del contesto familiare e sociale della disabilità.

La cultura italiana, tradizionalmente familista, tende a normalizzare l’assunzione di ruoli di cura, rendendo spesso invisibile il bisogno di supporto dei sibling. In contesti più laici o individualisti, come nel Nord Europa, i sibling sono invece oggetto di politiche pubbliche dedicate, come voucher psicologici, ferie retribuite e programmi educativi.

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