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Home » Cultura » Chi era Joséphine Baker, la cantante e attivista francese che rivoluzionò lo spettacolo (e la moda)

Chi era Joséphine Baker, la cantante e attivista francese che rivoluzionò lo spettacolo (e la moda)

Il 12 aprile 1975, 50 anni fa, moriva Joséphine Baker, una delle icone dello spettacolo francese: showgirl e attivista, lanciò molte mode.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino12 Aprile 2025
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Joséphine Baker
Joséphine Baker (fonte: Rolling Stone Italia)
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Joséphine Baker nacque il 3 giugno 1906 a St. Louis, nel Missouri, con il nome di Freda Josephine McDonald. Figlia di un trombettista (probabilmente assente) e di una lavandaia, crebbe in condizioni di estrema povertà. La sua carriera artistica iniziò nei teatri segregati degli Stati Uniti, ma il successo arrivò in Europa, in particolare in Francia, dove emigrò nel 1925. Divenne cittadina francese nel 1937.

L’approdo a Parigi segnò una svolta. Esordì nel celebre cabaret Folies Bergère, dove la sua performance in topless e con il gonnellino di banane durante la “Revue Nègre” divenne emblematica degli anni ruggenti. Questa esibizione, oggi letta anche come una rappresentazione ambigua dello sguardo coloniale, fu però rivoluzionaria nel contesto dell’epoca, poiché una donna nera non aveva mai goduto di una simile visibilità nel mondo dello spettacolo europeo.

Ma Joséphine Baker fu molto più di una performer. Fu una vera trendsetter degli anni Venti e Trenta, contribuendo a ridefinire l’immagine della donna moderna. Tra le mode lanciate o popolarizzate c’è il leggendario taglio à la garçonne, con capelli corti e ondulati aderenti al capo, spesso con effetto “bagnato” (fatto, si dice, con l’albume delle uova). Un vero simbolo della flapper emancipata.

Poi, il trucco marcato: sopracciglia sottili, labbra scure e occhi profondamente truccati contribuirono alla nascita del look “Art Déco”. Infine, Baker è stata rivoluzionaria nel modo di muovere il suo corpo, con uno stile “selvaggio” che mescolava jazz, movimenti africani e cabaret, rompendo gli schemi rigidi della danza europea.

Joséphine Baker era esotica, ma non in maniera artefatta, anzi con un approccio ironico che le ha permesso di essere “padrona” della sua immagine. Fu così potente nel modo di apparire che Pablo Picasso, Jean Cocteau e Le Corbusier la consideravano una vera musa. Parigi in quegli anni fu davvero la capitale mondiale della cultura.

Oltre che artista, Joséphine Baker fu una militante antifascista e antirazzista. Durante la Seconda guerra mondiale, collaborò con la Resistenza francese come spia per conto dei servizi segreti della Francia Libera. Utilizzò la sua fama per viaggiare tra i Paesi europei e trasportare messaggi cifrati nascosti negli spartiti musicali.

Josephine Baker alla Marcia di Washington
Joséphine Baker alla Marcia di Washington (fonte: Blackpast.org)

Nel dopoguerra, si impegnò per i diritti civili negli Stati Uniti. Partecipò alla Marcia su Washington del 1963, al fianco di Martin Luther King Jr. (quando King fece il suo leggendario discorso “I have a dream”), indossando l’uniforme da ufficiale dell’aviazione francese. Fu una delle poche donne a prendere la parola quel giorno.

“Sapete, amici, che non vi mento quando vi dico di essere entrata nei palazzi di re e regine e nelle case di presidenti. E molto altro ancora. Ma non potevo entrare in un hotel in America e prendere una tazza di caffè, e questo mi faceva infuriare. E quando mi arrabbio, sapete che spalanco la bocca. E poi fate attenzione, perché quando Joséphine apre bocca, lo sentono in tutto il mondo.

Così ho aperto bocca, e sapete che ho urlato, e quando ho chiesto ciò che avrei dovuto avere e ciò a cui avevo diritto, non me l’hanno dato…Ora, non ho intenzione di stare di fronte a tutti voi oggi e prendermi il merito di ciò che sta accadendo ora. Non posso farlo. Ma voglio prendermi il merito di avervi detto come fare la stessa cosa, e quando urlerete, amici, so che sarete ascoltati. E lo sarete ora”. 

Negli anni Cinquanta adottò dodici bambini di origini diverse, formando quella che chiamò la sua “Tribu arc-en-ciel” (tribù arcobaleno), per dimostrare che l’integrazione razziale era possibile. La sua tenuta di Château des Milandes, in Dordogna, diventò un simbolo di convivenza multiculturale e fu visitata da migliaia di persone ogni anno.

Nel 2021 Joséphine Baker è stata simbolicamente sepolta nel Panthéon di Parigi, il mausoleo riservato ai grandi personaggi della storia francese, accanto a Voltaire, Victor Hugo e Marie Curie. È la prima donna nera a ricevere questo onore. Il presidente Emmanuel Macron, nel discorso commemorativo, l’ha definita “una donna che ha amato la Francia tanto da offrirle la propria vita”.

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