Ogni anno, il 2 ottobre, la Chiesa Cattolica celebra una ricorrenza particolare: la festa dei Santi Angeli Custodi. Una data che per molti passa inosservata, ma che nasconde una profondità teologica e una tradizione millenaria che affonda le radici nei testi sacri e nella dottrina cristiana. Ma chi sono realmente questi angeli? E perché la Chiesa dedica loro una giornata specifica?
La memoria liturgica degli Angeli Custodi è stata fissata ufficialmente al 2 ottobre nel 1670 da papa Clemente X, anche se la loro venerazione risale ai primi secoli del cristianesimo. La Chiesa Ortodossa, invece, li celebra l’11 gennaio. Questa differenza nelle date riflette le diverse tradizioni liturgiche, ma la sostanza rimane invariata: si tratta di riconoscere il ruolo speciale di questi esseri spirituali nella vita di ogni persona.
L’esistenza degli angeli non è una semplice credenza popolare o un elemento folkloristico della tradizione religiosa. Per la Chiesa Cattolica, si tratta di un dogma di fede, definito in diverse occasioni solenni: dal Simbolo Niceno al Simbolo Costantinopolitano, dal IV Concilio Lateranense del 1215 fino al Concilio Vaticano I del 1869-70. Tutto ciò che riguarda questi esseri celesti ha dato vita a una vera e propria scienza teologica chiamata “angelologia”, approfondita nei secoli da Padri della Chiesa e teologi.
La Bibbia è ricca di episodi che testimoniano la presenza attiva degli angeli nella storia della salvezza. Nel Vecchio Testamento troviamo la lotta con l’angelo di Giacobbe, la celebre scala percorsa dagli angeli sognata sempre da Giacobbe, i tre angeli ospiti di Abramo, e l’angelo che fermò la mano di Abramo mentre stava per sacrificare Isacco. Nel deserto, un angelo porta cibo al profeta Elia quando questi è sfinito e scoraggiato.
Nel Nuovo Testamento, la presenza angelica diventa ancora più evidente e centrale. Gli angeli annunciano ai pastori la nascita di Cristo, appaiono in sogno a Giuseppe suggerendogli di fuggire in Egitto con Maria e il Bambino, adorano e servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto. È un angelo che annuncia alla Maddalena e alle altre donne la resurrezione di Cristo, e ancora un angelo libera san Pietro dal carcere e dalle catene a Roma. L’Apocalisse di san Giovanni Evangelista è poi un testo intriso di simbologia angelica cosmica.
Ma il concetto di Angelo Custode ha un fondamento evangelico specifico? La risposta è sì. L’idea che ogni essere umano abbia un angelo personale che lo guida e lo protegge dalla nascita fino alla morte è citata nel Libro di Giobbe, ma trova una conferma esplicita nelle parole di Gesù stesso. Nel Vangelo di Matteo, indicando dei fanciulli, il Maestro dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei ciel”. Questa affermazione stabilisce non solo l’esistenza degli angeli custodi, ma anche la loro dignità e il loro rapporto privilegiato con Dio.

La Sacra Scrittura attribuisce agli angeli diversi compiti: offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, accompagnare l’uomo nella via del bene, proteggerlo dai pericoli spirituali e materiali. Non sono semplici spettatori, ma intercessori attivi che partecipano al piano divino di salvezza per l’umanità.
La tradizione cristiana ha elaborato una complessa classificazione delle gerarchie celesti, basandosi sull’insegnamento del “De celesti hierarchia” dello pseudo Dionigi l’Areopagita. Secondo questa dottrina, gli angeli sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori. La prima gerarchia comprende i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le dominazioni, le virtù e le potestà; la terza i principati, gli arcangeli e gli angeli.
Ogni coro si distingue per compiti specifici, colori simbolici e attributi particolari. I serafini, i più vicini a Dio, sono di colore rosso, segno di amore ardente, e possiedono tre paia di ali. I cherubini hanno sei ali cosparse di occhi come quelle del pavone, simbolo della loro conoscenza universale. Le potestà portano ali dai colori dell’arcobaleno, mentre i principati sono angeli armati rivolti costantemente verso Dio.
Tra tutti gli spiriti celesti, gli Arcangeli occupano un posto particolare per la loro citazione specifica nella Bibbia. Michele, presente sin dai primordi a capo dell’esercito celeste contro gli angeli ribelli, apparve anche a papa san Gregorio Magno sul Castel Sant’Angelo a Roma e lasciò il segno della sua presenza nel Santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano. Gabriele, il messaggero divino per eccellenza, apparve al profeta Daniele, a Zaccaria annunciandogli la nascita di san Giovanni Battista, e soprattutto portò l’annuncio dell’Incarnazione alla Vergine Maria. Raffaele, citato nel Libro di Tobia, fu guida e salvatore del giovane Tobia nei suoi viaggi pericolosi.
Esiste anche Uriele, non citato nella Bibbia canonica ma nominato nel quarto libro apocrifo di Ezra. Il suo nome ricorre frequentemente nelle liturgie orientali e sant’Ambrogio lo poneva fra gli arcangeli. Secondo la tradizione, accompagnò il piccolo san Giovanni Battista nel deserto e portò l’alchimia sulla terra.
Ma la storia degli angeli include anche una drammatica ribellione. Il Concilio Lateranense IV definì come verità di fede che molti angeli, abusando della propria libertà, caddero in peccato e diventarono cattivi. San Tommaso d’Aquino spiegò che l’angelo poté commettere solo un peccato di orgoglio: non riconobbe al di sopra della propria perfezione la supremazia divina, rifiutando l’ordine stabilito da Dio. A questo peccato di orgoglio conseguirono immediatamente disobbedienza e invidia per l’eccellenza altrui.
La tradizione cristiana ha dato il nome di Lucifero al più bello e splendente degli angeli, loro capo, ribellatosi a Dio e precipitato dal cielo nell’inferno. L’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza lo portò al grande atto di superbia con il quale si oppose a Dio, trascinando dalla sua parte un certo numero di angeli. Contro di lui si schierarono altri angeli dell’esercito celeste capeggiati da Michele, ingaggiando una battaglia primordiale nella quale Lucifero con tutti i suoi seguaci soccombette e fu precipitato negli abissi.
Gli angeli buoni, invece, godono della visione del volto di Dio, una felicità soprannaturale che sorpassa le esigenze della natura stessa. Il Nuovo Testamento stabilisce frequentemente un paragone tra uomini, santi e angeli, indicando che la meta cui sono destinati i primi altro non è che una partecipazione al fine già conseguito dagli angeli buoni.
In quanto esseri spirituali puri, gli angeli possiedono intelligenza e volontà in misura superiore agli esseri umani. La loro intelligenza è pronta e infallibile, la loro volontà energica e tenace. Non essendo vincolati a un corpo materiale, le loro facoltà spirituali operano con una perfezione e una velocità che superano ogni comprensione umana. Questo non li rende distanti o irraggiungibili, ma al contrario li qualifica come guide perfette per l’umanità nel cammino verso Dio.



