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Home » Cultura » Qual è stato il primo racconto poliziesco della storia? Lo ha scritto Edgar Allan Poe

Qual è stato il primo racconto poliziesco della storia? Lo ha scritto Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe ha creato il giallo moderno, con una storia da brividi ancora oggi e un protagonista che ha ispirato Sherlock Holmes.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino14 Aprile 2025
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Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe (fonte: FreePik)
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Il primo racconto poliziesco della storia, unanimemente riconosciuto, è “I delitti della Rue Morgue”, scritto da Edgar Allan Poe e pubblicato per la prima volta il 14 aprile del 1841 sul periodico statunitense Graham’s Magazine. Questo testo non solo ha inaugurato il genere del racconto investigativo moderno, ma ha anche introdotto elementi narrativi e stilistici che sarebbero poi diventati canonici nella letteratura poliziesca.

Edgar Allan Poe (1809–1849), passato alla storia per i suoi racconti gotici, dell’orrore e del mistero, è considerato dunque il padre del giallo moderno. Prima della pubblicazione de I delitti della Rue Morgue, esistevano racconti di crimine, ma nessuno presentava un’indagine strutturata con un detective razionale come protagonista. Ben prima di Sherlock Holmes ed Hercule Poirot, dunque, c’era Auguste Dupin, un nobile decaduto parigino, dotato di straordinarie capacità deduttive, ispirato a modelli filosofici e logici come Bacone e Cartesio.

I dellitti della Rue Morgue
I dellitti della Rue Morgue (fonte: EdgarAllanPoe.it)

Dupin è accompagnato da un narratore anonimo – struttura poi ripresa da Arthur Conan Doyle con Watson – che osserva e documenta il metodo investigativo dell’amico. Egli non è un investigatore professionista, ma un “dilettante geniale” che si affida all’intelletto, all’analisi razionale e all’empatia per risolvere casi che sfuggono alla polizia tradizionale.

I delitti della Rue Morgue è ambientato a Parigi, in una stanza chiusa dall’interno dove vengono ritrovati i corpi brutalmente mutilati di due donne, madre e figlia, Madame e Mademoiselle L’Espanaye. Chi le ha uccise? La polizia, nemmeno a dirlo, brancola nel buio. Non ci sono testimoni oculari attendibili e i racconti dei vicini sono discordanti. Vengono menzionate urla in lingue incomprensibili, una forza sovrumana e nessun movente evidente. L’unico indizio concreto sembra essere una ciocca di peli non umani trovata sul luogo.

Dupin, attraverso un’accurata analisi degli elementi, giunge a una conclusione sorprendente: l’assassino è un orango fuggito dalla custodia di un marinaio maltese, che per caso si era introdotto nella casa e, in un atto di violenza animalesca, aveva ucciso le due donne. La ricostruzione è minuziosa, e la rivelazione sconvolge per la sua originalità, ma rispetta una logica coerente.

I delitti della Rue Morgue ha dato vita a un vero e proprio archetipo letterario. Dupin è il modello del detective genio logico che risolve casi impossibili grazie alla ragione pura, anticipando non solo la figura di Sherlock Holmes (che Doyle dichiarò apertamente debitore a Poe), ma anche il concetto di “mystery plot” come struttura narrativa. Tanto da spingere studiosi come Tzvetan Todorov e Julian Symons a inserire I delitti della Rue Morgue tra le opere fondative del giallo.

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