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Home » Innovazione » Scienza » Abbiamo finalmente capito da dove arriva l’oro?

Abbiamo finalmente capito da dove arriva l’oro?

Fino a poco tempo fa, si pensava che l'oro nascesse solo durante le collisioni tra stelle di neutroni. Ora c'è una nuova verità.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino5 Maggio 2025
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una superficie d'oro
una superficie d'oro (fonte: Unsplash)
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L’oro che portiamo al dito o troviamo nei circuiti del cellulare ha una storia che comincia molto prima della nascita della Terra, ed è legata agli eventi più violenti dell’universo. Per anni, gli scienziati hanno creduto che l’oro potesse formarsi solo durante le collisioni tra stelle di neutroni. Ma oggi, grazie a un’analisi dettagliata di vecchi dati spaziali, si affaccia una nuova possibilità: l’oro potrebbe nascere anche da gigantesche esplosioni su stelle molto particolari chiamate magnetar. Questa scoperta non solo aggiunge un pezzo importante al puzzle della formazione dell’oro, ma ci fa capire quanto la materia che conosciamo sia il risultato di eventi estremi nello spazio.

I primi elementi comparsi nell’universo, come idrogeno ed elio, risalgono al Big Bang, avvenuto 13,8 miliardi di anni fa. Elementi più pesanti come il ferro sono apparsi solo dopo, quando le stelle esplodevano come supernove. Tuttavia, l’origine dei metalli ancora più pesanti, come oro, platino e uranio, era rimasta un mistero. La teoria più accettata finora era che questi elementi nascessero in seguito a un evento chiamato kilonova, cioè una collisione tra due stelle di neutroni. Questo tipo di esplosione è stato osservato nel 2017 e ha mostrato chiaramente la formazione di oro e altri metalli pesanti.

lingotti d'oro
lingotti d’oro (fonte: Unsplash)

Ma oggi entra in gioco una nuova ipotesi: i magnetar. Questi oggetti sono stelle di neutroni, cioè il nucleo collassato di stelle molto massicce, con un campo magnetico potentissimo. Sono così densi che un cucchiaino del loro materiale peserebbe un miliardo di tonnellate sulla Terra. I magnetar, oltre a essere estremamente luminosi, possono produrre violente esplosioni chiamate giant flares (grandi brillamenti), causate da una specie di terremoto stellare. Durante questi eventi, la crosta della stella si spacca e il materiale può essere espulso nello spazio.

Un gruppo di ricercatori, guidato dallo studente di dottorato Anirudh Patel della Columbia University, ha analizzato vecchi dati di satelliti NASA ed ESA risalenti al 2004, mai pienamente compresi prima. Il confronto tra quei segnali gamma e i modelli teorici suggerisce che le esplosioni dei magnetar potrebbero effettivamente aver prodotto elementi pesanti come l’oro. Anche se non c’è ancora una prova definitiva, l’ipotesi è plausibile e affascinante.

Questo significa che una parte significativa dell’oro presente oggi sulla Terra potrebbe avere avuto origine in queste misteriose esplosioni, avvenute probabilmente nei primi miliardi di anni dell’universo.

Tuttavia, la comunità scientifica è cauta.  Per avere risposte più precise, bisognerà aspettare il lancio nel 2027 del telescopio COSI (Compton Spectrometer and Imager), progettato per studiare i raggi gamma emessi da eventi come le esplosioni dei magnetar. Questo strumento potrà forse rilevare direttamente la presenza degli elementi creati e chiarire se davvero queste stelle siano fabbriche di oro.

 

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