Nella società moderna siamo sempre più sorvegliati: telecamere nei negozi, nelle strade, negli uffici, smartphone che registrano ogni spostamento e click. Anche se spesso non ce ne accorgiamo, il nostro cervello lo percepisce. E secondo una nuova ricerca australiana, questa costante esposizione allo sguardo altrui non è innocua, anzi modifica profondamente il modo in cui pensiamo, riduce la nostra capacità di concentrarci e può aumentare il rischio di disturbi mentali. Il nostro cervello, semplicemente, non è stato progettato per essere osservato così tanto.
Gli scienziati dell’University of Technology di Sydney hanno scoperto che sentirsi osservati non influisce solo sul comportamento, ma anche su funzioni mentali inconsce. Hanno coinvolto 54 studenti in un esperimento in cui dovevano guardare delle immagini mentre erano osservati da telecamere, oppure svolgere lo stesso compito senza sorveglianza. Le immagini mostravano volti che guardavano dritto negli occhi o di lato. Utilizzando una tecnica specifica, i ricercatori hanno mostrato volti a un occhio e immagini lampeggianti all’altro, per misurare quanto tempo impiegasse il cervello a riconoscere i volti.

Il risultato è stato sorprendente. Chi sapeva di essere osservato riconosceva i volti un secondo prima rispetto a chi non lo era. Questo vuol dire che il cervello, in una situazione di controllo, si mette in modalità allerta, pronto a captare ogni sguardo o possibile minaccia sociale. È un meccanismo di sopravvivenza molto antico, utile in ambienti pericolosi, ma stressante nel lungo periodo. Sotto sorveglianza, il cervello diventa più sensibile ai segnali sociali, come se fosse sempre in attesa di un giudizio, anche se non ce ne rendiamo conto.
Questa iperattivazione coinvolge aree cerebrali che gestiscono l’attenzione e la percezione sociale. Secondo gli esperti, col tempo può interferire con la nostra capacità di concentrarci su compiti importanti, come studiare o lavorare, perché parte delle nostre risorse mentali viene “sprecata” per monitorare lo sguardo altrui. Alcuni studiosi parlano di mind contact, cioè dell’effetto che ha su di noi essere il centro dell’attenzione altrui, anche solo immaginata. Questo contatto mentale continuo ci condiziona senza che ce ne accorgiamo.
Inoltre, la sensibilità eccessiva agli sguardi è tipica di alcuni disturbi psichiatrici, come l’ansia sociale e la psicosi. I ricercatori avvertono che la sorveglianza costante potrebbe peggiorare questi problemi o favorirne lo sviluppo in soggetti vulnerabili. Eppure, la maggior parte delle persone non si sente a disagio sotto osservazione: ci siamo abituati. Ma questa “normalità” è solo apparente. Il cervello si adatta in silenzio, modificando il nostro modo di percepire la realtà e, lentamente, anche il modo in cui pensiamo.