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Home » Cultura » Storia » Chi era Jeffrey Dahmer, il famigerato mostro di Milwaukee

Chi era Jeffrey Dahmer, il famigerato mostro di Milwaukee

Noto anche come il cannibale di Milwaukee, Dahmer ha agito nell'ombra per 13 anni, fino a quando una delle sue vittime è riuscita a scappare.
Chiara SeriolaDi Chiara Seriola21 Maggio 2025
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Jeffrey Dahmer
Il serial killer Jeffrey Dahmer in Conversazioni con un killer: Il caso Dahmer. Fonte: Netflix.
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Jeffrey Lionel Dahmer, nato il 21 maggio 1960 a Milwaukee, è uno dei serial killer più efferati e disturbati della storia degli Stati Uniti. Uccise 17 uomini tra il 1978 e il 1991, diventando per molti il simbolo del male umano. Etichettato come mostro, sono molti gli appellativi che lo contraddistinguono: assassino, cannibale, necrofilo e sociopatico.

Sebbene venga descritto come un bambino energico e felice fino all’età dei 4 anni, il suo comportamento subisce un cambio di rotta a seguito di un’operazione chirurgica. Diventa più sottomesso, isolato, timido. La sua infanzia è segnata da gravi problemi familiari. Il padre Lionel (professore universitario di chimica) litigava spesso con la madre, Joyce, una donna che soffriva di depressione e alcolismo. A causa del clima teso, il padre rimaneva spesso fuori casa e la nascita del fratello aggravò la situazione.

Jeffrey diventò sempre più disinteressato e privo di amici. A 13 anni sviluppò fantasie sessuali macabre e si appassionò in modo ossessivo alla tassidermia (l’unica attività che condivideva con il padre). Con il divorzio dei genitori nel 1977 il padre se ne andò e la madre si allontanò con il fratello, lasciando Jeffrey da solo. In tutta risposta, Dahmer iniziò a bere e arrivò, a 18 anni, a compiere il primo omicidio.

Steven Hicks, un autostoppista, fu la prima vittima che segnò l’inizio di una scia di violenza brutale. Jeffrey, con l’aiuto del padre, provò più volte a cambiare (iscrivendosi all’università, arruolandosi nell’esercito o andando a vivere con la nonna). Tuttavia le sue ossessioni e la forte dipendenza dall’alcol lo spinsero a commettere altri omicidi.

Jeffrey Dahmer
Un primo piano di Jeffrey Dahmer (fonte: USA Today)

Come un cacciatore fa con la propria preda, Dahmer addescava le proprie vittime ai margini della società (soprattutto nei locali gay). Per lo più persone di colore, le attirava a sè con promesse di denaro, stordendoli poi con un mix di alcol e droghe prima di strangolarli a morte. Il suo obiettivo principale era renderli controllabili, così da poter procedere con il resto (veri e propri atti di necrofilia, mutilazioni, cannibalismo e tentativi di “zombificazione” tramite pseudo lobotomie).

Nonostante vari arresti per altri motivi, nulla fece mai insospettire le forze dell’ordine (nemmeno le continue lamentele della vicina, Sandra Smith, la quale riferiva di sentire un odore nauseabondo). Tutto però finì verso le 23:30 del 22 luglio 1991, quando due poliziotti videro un uomo seminudo barcollare lungo la strada vicino a un condominio sulla North 25th Street. Il giovane, con le manette ai polsi, riferì di essere stato minacciato con un coltello all’interno del condominio, spingendo gli agenti a indagare.

Le parti del corpo trovate nel frigorifero e le fotografie delle vittime divennero il simbolo della sua famigerata serie di omicidi. Il processo iniziò nel 1992 e Dahmer si dichiarò non colpevole (pur avendo confessato gli omicidi durante l’interrogatorio). La difesa presentò i raccapriccianti dettagli sperando di poter ottenere almeno l’infermità mentale. La giuria scelse però di credere all’accusa, la quale riteneva Jeffrey Dahmer pienamente consapevole della malvagità delle proprie azioni. Condannato a 15 ergastoli consecutivi morì in prigione il 28 Novembre 1994, ucciso da un detenuto.

Difficile stabilire quale sia il fattore scatenante che possa spiegare la totalità delle azioni di Dahmer. Il padre in primis, tramite la stesura di un libro, ha cercato di comprendere e dare un senso a tutto quanto. Ha messo in discussione il suo ruolo di padre. Ha ammesso di aver inconsciamente allontanato i segnali d’allarme e (da scienziato) ha riflettuto sul fatto che ci potessero essere fattori genetici che potrebbero aver predisposto Jeffrey alla violenza e alla devianza. Anche la madre, nonostante l’abuso di farmaci e alcolici, si è messa spesso in discussione ritenendosi in parte colpevole e tentando il suicidio nel 1994.

Nonostante i segnali precoci di disagio, Dahmer non ha mai ricevuto una diagnosi o un trattamento psichiatrico adeguato prima che i suoi crimini venissero alla luce. Successivamente è diventato un punto di riferimento per lo studio dei serial killer e della psicopatia. Il suo caso ha sollevato questioni complesse sulla salute mentale e ha messo in luce i gravi fallimenti della polizia di Milwaukee di quei tempi. Ancora oggi Lìla sua storia è oggetto di numerosi libri, documentari, film e serie tv (come la controversa Dahmer – Mostro : La storia di Jeffrey Dahmer disponibile su Netflix).

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