Negli scaffali dei supermercati non è più un’eccezione: penne di lenticchie rosse, fusilli di ceci, spaghetti di piselli. La cosiddetta “pasta di legumi” o pasta proteica si è conquistata uno spazio crescente tra i consumatori attenti alla salute, agli ingredienti e alle nuove abitudini alimentari. Ma si può davvero parlare di pasta?
Tecnicamente no. Questo alimento, infatti, si ottiene essiccando e trafilando farine ottenute da legumi secchi come ceci, lenticchie, piselli o fagioli. L’assenza di cereali la distingue dalla pasta classica, che per legge in Italia deve essere prodotta con semola di grano duro e acqua, o uova, nel caso della pasta fresca. Secondo il regolamento UE, infatti, non può essere definita “pasta” se non è a base di frumento. Le aziende, dunque, risolvono usando diciture come “formati di legumi” o “preparazione a base di legumi”.
Eppure il formato, il packaging e la cottura suggeriscono al consumatore un uso analogo a quello della pasta tradizionale. Per questo, anche se non lo è dal punto di vista normativo, viene percepita come una soluzione alternativa e spesso più salutare.
Uno dei motivi principali del successo della pasta di legumi, infatti, è il profilo nutrizionale. Rispetto alla pasta di grano duro, contiene:
- Più proteine vegetali (fino a 25 g per 100 g contro i circa 13 g della pasta tradizionale).
- Più fibre.
- Un indice glicemico più basso.
- Non contiene glutine.
- Meno carboidrati semplici.

Queste caratteristiche la rendono interessante per chi segue diete a basso contenuto di carboidrati, per i diabetici, per chi cerca alternative senza glutine o per chi vuole semplicemente variare. Ma attenzione: come ricordano molti nutrizionisti, non si tratta di un alimento miracoloso. È una buona fonte proteica vegetale, ma non può sostituire del tutto la varietà di una dieta bilanciata, come sottolinea la biologa nutrizionista Silvia Goggi, autrice di diversi libri sulla nutrizione plant-based.
Considerati tutte le sue caratteristiche nutrizionali, però, resta ancora un dubbio da risolvere: la pasta di legumi è buona? Il giudizio sul gusto è controverso. Il sapore dei legumi è spesso marcato e la consistenza può risultare diversa, più densa, a volte farinosa, rispetto alla pasta di semola. Per questo motivo molti consigliano di abbinarla a condimenti semplici, come verdure saltate o sughi leggeri, per non sovraccaricare il piatto.
Un altro aspetto non propriamente favorevole, poi, è il suo costo. Rispetto ad una normale pasta di semola o integrale, infatti, questo prodotto è sicuramente più caro. Nonostante tutto, però, sta conquistando gli scaffali dei supermercati dimostrando un netto gradimento da parte dei consumatori. Un effetto, probabilmente, della crescente attenzione verso l’alimentazione sana e la risposta a determinate esigenze. In sostanza, è preferibile acquistare meno ma con maggior consapevolezza, alla ricerca di una dieta equilibrata ed alternata.