Sembra strano, ed è effettivamente così. A Los Angeles, lo scorso 25 aprile, si è tenuta la Sperm Race, una singolare competizione dove a sfidarsi per la vittoria finale sono stati degli spermatozoi. Un modo decisamente originale, insomma, per parlare di fertilità maschile e di salute riproduttiva. Ideata dalla startup omonima (Sperm Racing, appunto), la competizione ha visto sfidarsi degli studenti universitari che si sono preparati per settimane eliminando l’alcol, facendo esercizio fisico e migliorando la loro alimentazione, in modo da fornire “atleti” in piena forma.
Con l’aiuto di scienziati, tra cui lo studente di biologia molecolare Jibraan Kadri dell’Università di Guelph, Zhu e il suo team hanno costruito un percorso microfluidico a due corsie lungo cinque millimetri. In ogni corsia, circa 200 spermatozoi selezionati in base alla loro motilità nuotavano controcorrente verso il traguardo. La gara si svolgeva in tempo reale su un grande schermo, potenziata da un software di computer vision che trasformava l’azione microscopica in un’esperienza 3D.

L’ideatore di questa particolare gara è Eric Zhu, un giovane imprenditore di 17 anni che ha concepito (termine quanto mai appropriato) il progetto durante una discussione sulla salute riproduttiva maschile avvenuta a un concerto. La riflessione di partenza era semplice ma incisiva: “Tutti parlano degli spermatozoi in modo triviale… ma se riuscissi ad associarli come biomarcatori in una competizione o uno sport, sarebbe affascinante“.
L’ex nuotatore ha stabilito un parallelismo tra l’allenamento per le prestazioni atletiche e l’ottimizzazione della salute degli spermatozoi, ricordando come dieta e allenamenti specifici migliorassero le sue performance in piscina. Perché non applicare la stessa logica alla salute riproduttiva?
Gli studi degli ultimi quarant’anni riportano un drastico calo nel numero di spermatozoi, collegato ai cambiamenti dello stile di vita (alimentazione scorretta, obesità, fumo), esposizioni ambientali (inquinamento da microplastiche, ad esempio) e fattori biologici. Una ricerca epidemiologica della Mount Sinai’s Icahn School of Medicine ha evidenziato come la proliferazione di “sostanze chimiche ormonalmente attive” negli ultimi anni abbia avuto effetti negativi sulla fertilità umana.
Nonostante l’originalità dell’iniziativa, alcuni ricercatori mantengono cautela sul valore scientifico dell’evento. Per loro osservare gli spermatozoi più veloci non è un buon indicatore per comprendere la fertilità maschile (per quanto queste cellule sfidino le leggi della fisica). Altri fattori come numero, morfologia, integrità dell’acrosoma, frammentazione del DNA e attività mitocondriale sono altrettanto cruciali. Alcune fonti giornalistiche, poi, hanno sollevato dubbi sull’autenticità dell’evento, suggerendo che si sia trattato di una simulazione computerizzata con risultati predefiniti.
Tanto è bastato, però, per raccogliere oltre un milione di dollari di finanziamenti da investire in ricerca.